M. P.
16 settembre 2014
«Abbandonati dalle istituzioni », accuse dei pescatori turritani
Cinquanta le imbarcazioni degli operatori della piccola pesca a Porto Torres, messi in ginocchio dai cetacei che distruggono le reti, con evidenti danni economici ai pescatori
PORTO TORRES - Sono urla di rabbia e di disperazione quelle che si sentono ormai da mesi dai pescatori che di ritorno dopo una notte trascorsa nel tentativo di portare a casa l’intero pescato, si trovano a riparare i danni arrecati dai delfini alle reti, quando questo è possibile, e a contare i pochi pesci rimasti. Cinquanta le imbarcazioni degli operatori della piccola pesca a Porto Torres, messi in ginocchio dai cetacei che distruggono le reti, con evidenti danni economici per chi vive di questo mestiere, qualcuno per passione altri per tradizione.
Un problema che negli ultimi mesi si è drammaticamente acuito e che sta mettendo a rischio la sopravvivenza della piccola pesca:« Salviamo i delfini ma ammazziamo i pescatori. Ci sentiamo abbandonati da tutti, primo fra tutti dall’assessore Davide Tellini che aveva promesso di contattare la Regione ma ad oggi ancora niente, - dichiara con rabbia uno dei pescatori Mauro Derudas - ci ha preso in giro ancora una volta e non sappiamo più a chi dobbiamo rivolgerci». L’assessore alla pesca Davide Tellini aveva dichiarato, in seguito all’incontro con i pescatori, che aveva provveduto a contattare la segreteria dell’assessore regionale alla Pesca Elisabetta Falchi e di non aver ancora ottenuto risposta. «In Regione bisogna recarsi personalmente e non limitarsi a mandare mail o lettere», aggiunge Derudas.
«Abbiamo speso 4 mila euro per le attrezzature e il materiale per la pesca, ma non peschiamo più niente perché i delfini strappano le reti per mangiare il pesce che vi resta impigliato e per noi che viviamo di sola pesca significa morire»,dichiarano i pescatori. Sono cinquanta le famiglie che vivono dalla pesca, un settore già colpito dalla crisi e dalle condizioni meteorologiche poco favorevoli. I delfini sono intelligenti e poiché non sempre riescono a individuare le reti, aspettano i pescatori all’alba, seguono le barche per poi avventarsi sulle reti mentre le tirano su. Si mangiano il pescato anche sotto i loro occhi. Per 5 mesi, da giugno a ottobre, gli operatori della piccola pesca mettono da parte le nasse e usano le reti, che calano in mare la sera e ritirano all’alba.
«Abbiamo bisogno che qualcuno ci tuteli, per questo chiediamo al sindaco Scarpa di aiutarci, di alzare la voce per presentare in Regione le nostre istanze e trovare strategie utili a tutela di un comparto che vive momenti difficili», dichiara Stefano Scarpa. Accuse anche contro gli ambientalisti che, secondo i pescatori, pensano esclusivamente a tutelare gli animali «I delfini sono protetti, mentre i pescatori muoiono senza tutela alcuna», aggiunge Scarpa. E’ necessaria una sinergia tra le istituzioni e la marineria turritana capace di mettere a punto una serie di interventi per affrontare il problema, divenuto ormai spinoso, che negli ultimi mesi ha messo in ginocchio i pescatori di Porto Torres e non solo. Per ora c’è la volontà da parte delle marinerie della provincia (Porto Torres, Stintino, Isola Rossa, Castelsardo, Santa Teresa e altre) colpite dal fenomeno di creare un fronte unico per portare avanti le istanze dei pescatori facendo sentire la loro presenza a costo di compiere azioni eclatanti.
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