A causa della mancanza di fondi, i contratti per servizi stipulati dall’azienda pubblica con i diversi settori dell’amministrazione provinciale sono sospesi o ridotti drasticamente
SASSARI - «Comprendo perfettamente lo stato d’animo dei lavoratori, la loro rabbia e la loro apprensione, ma ciò verso cui si va incontro non sorprende nessuno». Sono parole di grandissima preoccupazione quelle con cui il presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici, interviene sulla vicenda riportata alla ribalta dai dipendenti della Multiss (nelle scorse settimane sui tetti di Palazzo Sciuti in segno di protesta [
LEGGI], la società in house dell’amministrazione provinciale, e dai loro rappresentanti sindacali. «Da almeno cinque mesi denunciamo l’impossibilità della Provincia, a meno di un intervento della Regione, di garantire servizi essenziali per l’intera comunità a partire da questo mese».
A causa della mancanza di fondi, i contratti per servizi stipulati dall’azienda pubblica con i diversi settori dell’amministrazione provinciale sono sospesi o ridotti drasticamente. Per i sindacati, ovviamente, è un colpo durissimo perché questa situazione rischia di precarizzare la situazione di tutti i 170 dipendenti della Multiss. Ma per la Provincia il problema è doppio. «Oltre ai possibili rischi cui vanno incontro i dipendenti della società, ai quali va tutta la mia solidarietà per una situazione assolutamente paradossale, c’è da registrare che il pericolo di non aprire le scuole per l’inizio dell’anno scolastico o di chiudere le strade per problemi di sicurezza – ribadisce Alessandra Giudici – come abbiamo denunciato dalla scorsa primavera, è sempre più imminente e concreto».
Per la seconda volta in tre giorni, questa mattina il presidente ha incontrato una delegazione dei dipendenti. «Siamo in continuo contatto con la Regione e restiamo fiduciosi che si trovi il modo di far rientrare nelle casse della Provincia i soldi che mancano a causa del taglio al trasferimento dal Fondo unico degli enti locali», ribadisce il presidente della Provincia. «Quella era e resta l’unica soluzione possibile – conclude – speravo che si potesse fare qualcosa un po’ prima, ma ora l’importante è che la situazione si sblocchi».