Paolo Calaresu
16 febbraio 2006
Antonio D´Angelo esperto ebanista in Alghero e nell’isola
Nella sua azienda artigiana nascono mobili di grande valore artistico. Fin da giovane ha coltivato la passione per l’arte applicata all’arredamento, conseguendo un diploma di specializzazione: è tra i cinque maggiori ebanisti riconosciuti in Sardegna
ALGHERO - Il maestro Antonio D’Angelo è nato nel 1949 a Camerota, un paesino in provincia di Salerno; rimasto orfano di padre all’età di 4 anni e mezzo, studiò in collegio a San Marco di Castellabate (SA). Ha frequentato con successo una scuola, allora chiamata di avviamento, iniziando a seguire nei laboratori dei mestieri le varie specializzazioni, fino a scegliere totalmente di dedicarsi al reparto del legno. Ultimata la scuola di avviamento, proseguì nella falegnameria, imparando il mestiere e, successivamente, si è diplomato a pieni voti in ebanisteria. Fu scelto fra i migliori allievi per un periodo di apprendimento (lo stage attuale) presso i fratelli Colombo, artigiani intagliatori di fama nazionale a Cantù. La fortuna ha voluto che D’Angelo incontrasse nella sua strada il maestro intagliatore Speranza e il maestro disegnatore Minguzzi, nomi molto conosciuti in Italia. Con il loro aiuto D’Angelo ha affinato le conoscenze lavorative nel campo dell’ebanisteria. Nel 1969 giunse ad Alghero, per il servizio militare, si innamorò della città catalana e di una ragazza del luogo, sua attuale moglie. Padre di tre figli, lavorò per un paio di anni come dipendente. Poi decise di mettere su un’ attività propria.
Maestro D’Angelo, come pensa debba essere un artigiano nell’interpretare i gusti del committente?
«Il mio mestiere abbraccia tutto l’arredamento, sia quello semplice che quello artistico; pian piano, nel tempo, ho imparato a capire il cliente e con l’aiuto di documentazione su lavori eseguiti, sono riuscito ad interpretare i gusti. Preciso una cosa: tutti gli arredamenti da me eseguiti sono costruiti con materiali di pregio. Non scendo mai a compromessi con il committente e se mi viene chiesto di usare materiale non idoneo, preferisco rifiutare il lavoro».
Come avviene il contatto con il cliente?
«Quando nel mio laboratorio si presenta un cliente di solito conosce i miei prodotti, perchè li ha visti in qualche abitazione o in qualche esposizione e mi indica come vorrebbe realizzato il lavoro. Inizio subito a preparare disegni di facile lettura, facendo vedere e toccare i materiali che intendo usare. In un secondo momento gli presento fotografie di lavori già eseguiti, faccio, se è il caso, un sopralluogo nell’abitazione o nel negozio del cliente, inizio il progetto definitivo e in un secondo momento la realizzazione».
Nel suo laboratorio si eseguono particolari lavori destinati all’arredamento, lei però è anche conosciuto e affermato per opere artistiche. Ci illustri un po’ in cosa consistono?
«Il pane quotidiano di questa bottega artigiana è l’arredamento su misura. Nelle varie fasi di questa lavorazione esistono i cosiddetti “tempi morti” che consistono nell’attendere che la colla faccia presa sul legno o che le vernici si asciughino. Questi momenti della giornata vengono riempiti con lavori di contenuto artistico come la costruzione di cassapanche con intarsio, cornici, bassorilievi e oggetti di uso quotidiano. Espongo il lavoro del mio laboratorio nel negozio di via Giovanni XXIII in Alghero. In passato ho avuto modo di eseguire numerosissime opere che mi hanno permesso di partecipare a circa 60 esposizioni».
Maestro, lei è uno dei più importanti ebanisti in Sardegna, ci illustri in che cosa consiste questa specializzazione?
«L’ebanista, “artigiano specializzato nella lavorazione dell’ebano e di altri legni di pregio”, è l’espressione massima delle capacità lavorative di un artista del legno. E’una difficilissima scuola, di cui solo pochi in Italia possono vantarsi di aver portato a termine. Credo che in tutta la Sardegna non ci siano più di 5 diplomati in ebanisteria. Questo probabilmente è dovuto al fatto che, dal 1970, non c’è più una scuola di ebanisteria, ma soltanto una disciplina scolastica che insegna i mestieri settoriali. La figura dell’ebanista abbraccia tutto il settore del legno, dalla tavola più semplice per arrivare alla costruzione più complessa: intaglio, intarsio e le tecniche più complesse della progettazione».
Nella sua falegnameria artigiana si restaurano anche mobili antichi, quali difficoltà incontra?
«Il restauro lo eseguo molto raramente, pur conoscendone a pieno le tecniche; l’ultimo lavoro eseguito è il restauro della parte lignea della Cattedrale di Santa Maria in Alghero. Un buon restauratore deve conoscere tecniche e stili usati nel passato, deve avere inoltre, capacità nell’intagliare il legno e nell’intarsio per affrontare qualsiasi problema incontri nel lavoro. La mia raccomandazione, per chi possiede un’opera lignea è di rivolgersi a persone qualificate (nella nostra isola ne esistono tanti), e mai ad improvvisatori del mestiere, per non rischiare l’opera».
Secondo lei, che differenza passa fra un artista e un buon artigiano. Lei si sente più artista o più artigiano?
«L’ebanista è un artigiano artista, io mi sento un buon artigiano, lascio alle persone che mi conoscono e stimano la valutazione».
Maestro, lei, come altri artigiani ha trasmesso ai suoi figli i segreti del mestiere dando l’incentivo a continuare questa affascinante attività?
«Purtroppo uno solo dei miei tre figli ha scelto di continuare la mia opera e questo mi dà grande rammarico. Enrico D’Angelo, continuerà a produrre mobili ad alto livello come io gli ho insegnato. La sua particolare specializzazione è il mobile sardo, in cui trova massima ispirazione: ciò mi dà grande soddisfazione. Nel mio piccolo ho creato le condizioni per far conoscere il mestiere, insegnando gratuitamente ad appassionati in un corso di apprendimento per giovani disoccupati del Gruppo Diocesano di Monsignor Corrias. Questo tipo di iniziativa per me è motivo di grande soddisfazione e di orgoglio».
Maestro, lei, persona di alta sensibilità e non solo artistica, conosce le piccole realtà lavorative artistico-artigianali algheresi. Quale futuro hanno questi mestieri di sopravvivere e in che misura possono intervenire le istituzioni per salvaguardarli?
«Ci sarebbe molto da dire in merito, cercherò di essere sintetico. Premetto che l’idea di realizzare una grande mostra artigianale, che fosse espressione degli artigiani algheresi l’ho avuta e ne ho discusso per più di 20 anni, traendone scarsa attenzione e considerazione dagli amministratori locali. Secondo me sarebbe auspicabile una collaborazione tra gli enti e le associazioni artigiane affinchè si possano allestire esposizioni permanenti in Alghero e mostre in altre città. L’unica possibilità avuta dagli artigiani algheresi e frutto di iniziative private a pagamento. Io ho ormai un’età per la quale non intendo parlare a scopo personale. Nella mia città lavorano artigiani e artisti, dotati di creatività che meritano attenzione da parte delle amministrazioni e che senza l’intervento pubblico, con le difficoltà economiche e di visibilità, rischiano di andare incontro ad una sicura estinzione».
L’ideale per dare un supporto all’attività artigiana che ancora resiste ad Alghero, attraverso un allestimento permanente in uno spazio ad ingresso gratuito. Questa iniziativa sarebbe di vitale importanza per chi vuole continuare ad operare nel settore artistico-artigianale della nostra città. Sarebbe, inoltre, un motivo di attenzione e riguardo verso un settore dalle risorse inimmaginabili.
Nella foto il Maestro D’Angelo all’opera
|