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6 giugno 2014
L’ultima salita per Sant’Anna
La partita si giuoca tutta sul 13% del Pd alle comunali. Se dovesse riconoscersi e aggiungersi in maggioranza del 34% ottenuto dalle liste di Mario Bruno, come indica la presenza di Pigliaru, Soru e Luca Lotti, mandato ad Alghero da Renzi a chiudere la campagna sul palco di piazza Pino Piras, il suo vantaggio potrebbe diventare incolmabile. Vantaggio che potrebbe invece essere spazzato via da un’alleanza di fatto, del voto libero del Partito del Non Voto, che ritrovando la strada delle urne si salderebbe con un voto a dispetto dei Cinquestelle. Per recuperare un ritardo di 4 punti… Improbabile. Ma non impossibile
L’ultima salita per Sant’Anna

Quattro punti in percentuale sono un buon vantaggio anche se sembrano pochi in assoluto, perchè valgono poco più di mille voti. Sul filo della metafora ciclistica solo Mario Bruno può perdere l’ultima tappa della sua corsa. Maria Grazia Salaris deve inseguire, cercando di colmare la misura di un distacco che domenica sera alle ore 23 potrebbe rivelarsi decisivo. Nel gioco delle previsioni, che non sono un vaticinio, è dai dati certi e conosciuti che bisogna partire per capire che cosa potrebbe succedere. Meta di partenza di ogni percorso diventa quindi il 40% del Partito democratico di Matteo Renzi che ha travolto gli schemi della geografia politica consolidata fino alle europee. Lo studio dei flussi può aiutare a capire. Da dove vengono infatti i voti del Pd? Secondo l’analisi statistica dell’Ipsos, i voti al partito di Renzi vengono al 61% da elettori del Pd, ovviamente.

Pesantissimo il 12% che arriva dagli elettori di Mario Monti. Poi un 10% tondo tondo da Grillo. Dal partito del Non Voto il 5%. Dalla sinistra radicale, diciamo Sel, ben il 4% percentuale uguale ai voti passati dal Pdl al Pd senza elle. Se si osservano i flussi del voto di Forza Italia, troviamo che il voto domestico è stato confermato per il 78%, mentre tutti gli altri indicatori sono inferiori alle percentuali dei democratici. Cosa vuol dire: che gli elettori del Pdl, quando non abbiano votato il Nuovo centrodestra (e sono stati ben il 5%), si sono rifugiati nel partito del “Non voto” facendo perdere a Berlusconi quasi 3 milioni di voti rispetto alle politiche del 2013. La diaspora di Scelta Civica ha fornito energie solo per un misero 1%, meno di quanto sia venuto da Sel, Udc-Fli e Lega ciascuno con il 2%. Il massimo dei contributi sono paradossalmente arrivati dai Cinquestelle e dal Non voto ciascuno con il 5%.

È partendo da questi numeri che dobbiamo farci una domanda: come si declineranno i flussi nazionali passando dall’Italia intera all’elettorato di Alghero. Per risalire la china Maria Grazia Salaris può contare sull’apporto del suo nuovo partito Ncd, sul voto “dispettoso” dell’elettorato più impegnato dei Cinquestelle, sulla frange del centrodestra che sono andate in soccorso a Enrico Daga… E da ciò che resta degli elettori che avrebbe votato i Riformatori di Pietrino Fois. Difficile immaginare che possa trovare nuovi consensi decisivi nell’esiguo elettorato di Sel… Più facile che qualcuno di Sel, visto che tutta la sua classe dirigente sta per traghettare nel partito di Renzi si porti intanto avanti votando Bruno. Se vincerà, Bruno riuscirebbe nel capolavoro politico di rappresentare il nuovo elettorato democratico pur non correndo sotto il simbolo del partito. C’è poi un dato nazionale che potrebbe trovare un riscontro decisivo nell’elettorato di Alghero: il Pd ottiene la percentuale più elevata fra i fedeli che frequentano le funzioni religiose, il centrodestra solo fra i cattolici che vanno a messa una volta al mese.

È molto probabile che la sfida per la poltrona di sindaco fra Bruno e Salaris si giochi sul differenziale del Partito del Non Voto, già maggioritario in termini assoluti e perdippiù destinato a crescere la domenica del ballottaggio. Quindi per Bruno la partita si gioca tutta sul 13% rimasto al Pd ufficiale alle comunali dove rispetto alle europee è uscito surclassato perdendo almeno 20 punti in percentuale. Se guardiamo la foto di chiusura della campagna elettorale confortando i due palchi, la dote rappresentata per dire, dal ministro Lupi è di gran lunga inferiore al bacino di voti a cui Bruno può accedere con la presenza del presidente della Sardegna Francesco Pigliaru… Da che parte stia Renzi lo si deduce dalla presenza a fianco di Bruno del suo vice, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti.

Se poi confrontiamo i voti di preferenza registrati nelle urne di Alghero del neoletto Cicu con quelli del neoeletto Soru forse non siamo lontani dal gap che costringe Maria Grazia Salaris a inseguire. La candidata del centrodestra ha rifiutato di partecipare ai ballottaggi con Bruno. Primo fra tutti quello promosso da Alguer.it con le associazioni ambientalistiche della città. Il rifiuto è stato giustificato da un non meglio precisato dato del centrodestra che la vedeva in testa. Se si dovesse verificare, in questo caso significherebbe che il voto libero, finora finito nell’astensione militante, con una porzione del voto Cinquestelle, (che alla fine sono i veri sconfitti: tutto sarebbe stato diverso se i grillini fossero stati capaci di trovare un candidato capace di arrivare al ballottaggio) sconvolgendo le percentuali note, si sarebbe alleato per votare il candidato di centrodestra. Una probabilità difficile. Improbabile. Ma non impossibile.



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