Uno studente del Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali del Dipartimento di Scienze dell’Uomo e della Formazione, dell’Università degli Studi di Sassari ha voluto sostenere l’esame di Legislazione dei Beni Culturali in lingua sarda
SASSARI - Ha voluto sostenere l’esame di Legislazione dei Beni Culturali in lingua sarda: si tratta di uno studente del Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali del Dipartimento di Scienze dell’Uomo e della Formazione, dell’Università degli Studi di Sassari.
La proposta fatta dallo studente Don Paolo Secchi, Direttore dei Beni Culturali della Diocesi di Alghero-Bosa, è stata accolta favorevolmente dalla Commissione d’esame composta dal docente a contratto della materia, Giuliana Portas e dal commissario effettivo, Giovanni Carta. La docente incaricata della materia è di Alghero, madrelingua catalana, anche se comprende il sardo, mentre l’altro commissario d’esame è di madrelingua sarda. La commissione ha posto tutte le domande in lingua sarda e lo studente ha risposto dimostrando padronanza della lingua madre scelta e la reale conoscenza della materia specifica di diritto applicato ai beni culturali.
L’esame si è svolto nel rispetto della normativa vigente in materia, rispettando le norme indicate nella disciplina giuridica per consentire l’uso della lingua sarda ammessa a tutela come lingua veicolare per la discussione dell’esame. Il Commissario ha iniziato l’interrogazione rivolgendosi allo studente in sardo, e chiedendogli il motivo della sua richiesta. «Vorrei sostenere l’esame in sardo perché è la mia lingua madre e visto che ho questa possibilità sono convinto di volerla sfruttare».
«Si tratta di una scelta decisamente importante – sostiene la docente Giuliana Portas – che contribuisce alla valorizzazione della lingua sarda e le conferisce quel senso di normalità che merita. Siamo ancora lontani da questa normalità perché se così fosse, non ci sarebbe bisogno di una richiesta specifica per sostenere un esame in sardo o in catalano di Alghero all'università, ma sarebbe assolutamente normale; la sensibilità di questo giovane prete che è anche Direttore dei Beni Culturali della Diocesi, può anche inserirsi in un discorso più ampio, che è l’inserimento della lingua sarda all’interno della chiesa. Sono anche orgogliosa – afferma la docente – di aver trasmesso e risvegliato negli studenti l’importanza della nostra lingua e che le lingue delle minoranze assumono quindi un ruolo decisivo nella costituzione e nel riconoscimento di quel patrimonio culturale immateriale la cui salvaguardia diventa essenziale nell’epoca della globalizzazione».
Non a caso la Convenzione Unesco del 17 ottobre 2003 (Convention pour la sauvegarde du patrimoine culturel immatériel) per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, individua, all’articolo 2, come meritevoli di tutela anche le lingue, qualificandole proprio come “vehicle”-“vettori” o veicoli del patrimonio culturale immateriale. Questo episodio dimostra una presa di coscienza da parte delle nuove generazioni che va incentivata, però dimostra anche quanto ancora ci sia da fare in termini di politica linguistica affinchè episodi come questo si verifichino sempre più spesso e in diverse discipline.
Nella foto (di Angelo Canu): Giuliana Portas