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24 maggio 2014
«Ve la do’ io l’Europa»
Parafrasando le sue trasmissioni, bisogna constatare che Grillo è riuscito a evitare che si parlasse di Europa. Ne è uscito malconcio Berlusconi. Renzi invece sembra resistere. Perché il «derby» con Grillo potrebbe vincerlo proprio lui. Come sembrano indicare i sondaggi, truccati da corse clandestine di cavalli, tra finti giri d’Italia o paraconclavi… C’è anche un sondaggio legale, diffuso in Svizzera: Pd al 32, Cinquestelle dietro di 6 punti e Forza Italia intorno al 20 per cento. Niente è certo, però. Tutto è affidato infatti al voto «last minute».
«Ve la do’ io l’Europa»

Per le prima volta il popolo dell’Europa, e dentro ci siano pure noi, vota per la presidenza del proprio parlamento. Eppure la campagna elettorale italiana molto poco spazio ha dedicato alla politica dell’Unione Europea, tutta concentrata sulla sfida politica nazionale. Cosicché molti invano cercheranno sulla scheda il nome di Grillo, Berlusconi e Renzi. I tre protagonisti della giornata elettorale del 25 maggio 2014 non sono nemmeno candidati, infatti. E non c'è bisogno di ricorrere a raffinate indagini demoscopiche per constatare come non sappiamo per chi andremo a votare. Il gioco è crudele, masochismo civile, ma possiamo verificar su noi stessi: conosciamo almeno uno dei volti dei candidati che potrebbero essere eletti alla Presidenza della Commissione europea anche con il nostro voto? Forse i più attenti e impegnati a sinistra avranno memorizzato la prestanza di Alexis Tsipras, il capo della sinistra greca, Syriza, perché c’è una lista a suo nome anche in Italia. Martin Schulz, candidato dei socialisti europei, deve la sua notorietà da noi per gli insulti di Berlusconi che gli diede del kapò solo perché tedesco.

Più difficile riconoscere il fortissimo candidato dei popolari, già primo ministro del Lussemburgo Jean-Claude Juncker e ancora più difficile identificare l’ex premier belga Guy Verhofstadt, candidato dei liberali. Del tutto ignota la faccia simpatica di Ska Keller, nata in Germania ai confini con la Polonia 32 anni fa, candidata dei verdi. Si dirà: l’Europa non scalda i cuori. Quei volti sembrano così lontani… Capovolgiamo allora la prospettiva geografica e chiediamoci: chi sono i candidati sardi al Parlamento dell’Europa? Anche qui casca l’asino: ci viene in mente solo la faccia sofferta di Renato Soru. Poi ci sarebbe anche Salvatore Cicu, già sottosegretario del governo Berlusconi, ovviamente per Forza Italia. E gli altri? Non pervenuti. Dovrebbero essere 18 in tutto: sarà perché fra loro nessuno pensa di essere eletto, eccetto Soru, ma proprio nessuno ha deciso di darsi da fare per presentarsi agli elettori. Non si è visto nemmeno un «santino» con grande dispiacere dei collezionisti. Anche i grillini si sono lasciati sommergere dalla guerra elettorale, consapevoli che chi vota Cinquestelle pensa di votare dappertutto lo stesso Grillo, anche se non è nemmeno candidato.

Come non è candidato Berlusconi. E nemmeno Renzi. Quest’ultimo avrebbe preferito una campagna più continentale, ma invece è stato costretto a rispondere colpo su colpo alle polemiche: dagli 80 euro che sembravano un miracolo e invece sembrano diventati una mancia, la fine del «bicameralismo perfetto» una colpo di mano politico, la riforma del lavoro un attentato al sindacato, eccetera… Sulla prima pagina della «Repubblica» il più acuto fra gli specialisti di numeri politici, Ilvo Diamanti, ci ricorda che le elezioni Europee in Italia sono sempre state di «second’ordine». Diamanti fa di conto: per limitarci al periodo più recente, alle elezioni europee del 2004 votò il 73% degli aventi diritto. Due anni dopo, alle elezioni politiche del 2006, la partecipazione elettorale salì all’84%. Lo stesso è avvenuto negli anni seguenti. Alle elezioni politiche anticipate del 2008, infatti, votò l’81% degli aventi diritto. Ma l’anno successivo l’affluenza scese al 66%. È così dovunque, in Europa. Anzi, in Italia la partecipazione elettorale è significativamente più elevata.

Nell’insieme dei 27 Paesi della Ue, infatti, nel 2009 l’affluenza si fermò al 43%.»... Se si guardano i sondaggi la situazione italiana si riverbera anche in Inghilterra o in Francia dove l’antipolitica sembra destinata ad affermare la sua forza distruttiva. Eppure nessuno in Francia e in Inghilterra si sogna di far dimettere il presidente Hollande o il primo ministro Cameron. In Italia invece l’appello al voto dell’antipolitica trova nello slogan «tutti a casa» la sua bandiera vincente. Perciò, forte sarà l’incidenza del voto last minute, una pratica che alle politiche del 2013 ha interessato più del 13 per cento degli elettori che hanno dichiarato di aver deciso il giorno del voto, praticamente mentre andavano al seggio. L’anno scorso quel voto all’ultimo minuto favorì Grillo. Questa volta invece c’è in gioco anche Renzi che potrebbe attirare su di sé molti degli indecisi messi soprattutto in allarme proprio dagli slogan giacobini di Grillo, che minaccia processi telematici ed esecuzioni morali…

Seguiamo ancora la spiegazione di Diamanti: «La composizione degli astensionisti, d’altronde, è mutata, negli ultimi anni. Fino a dieci anni fa coincideva largamente con l’area del disinteresse, dell’indifferenza, della perifericità sociale ed economica. Coinvolgeva, soprattutto, i più anziani, i ceti medio-bassi, il Mezzogiorno. Poi il quadro è cambiato. Per la crescente insofferenza verso la politica e le istituzioni, che ha investito settori sociali dell’impiego privato e pubblico, del Centro e del Nord». I sondaggi, sebbene non siano pubblicabili circolano in diverse forme sui blog più disparati. Molti li hanno truccati con il linguaggio delle corse clandestine. Sono disponibili anche i numeri di un sondaggio che riguarda tutta Europa, compresa l’Italia, fatto in Svizzera, che accredita di un 32 per cento il Pd di Renzi, colloca sotto di 6 punti i Cinquestelle di Grillo e Casaleggio, e assegna a Forza Italia una quota inferiore al 20 per cento. A contrasto circolano invece risultati, mascherati da eventi sportivi o da un finto conclave, che collocano Renzi sotto il 30 e Grillo vicinissimo, distaccato di un solo punto.



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