21 maggio 2014
Nel conto delle stelle, Soru trova Stella
«Riuscirà un ispido uomo dell’isola del mirto nel miracolo di prendersi almeno un pezzo dell’isola del fico d’India»: con il suo «Viaggio in Sicilia» alla ricerca di voti per un seggio in Europa, Renato Soru conquista la prima pagina del Corriere con un articolo firmato da Gian Antonio Stella il più famoso giornalista anticasta. Per Soru però la vera «sfida impossibile», la successione a Silvio Lai alla guida del Pd, si giocherà tutta in Sardegna. E allora prima dei risultati di Bruxelles, bisognerà aspettare lunedì sera, quando si conosceranno i risultati delle municipali di Sassari e Alghero
«Riuscirà un ispido uomo dell’isola del mirto nel miracolo di prendersi almeno un pezzo dell’isola del fico d’India»: con questo attacco, nel senso di incipit, Gian Antonio Stella, il più famoso giornalista “anticasta”, è sceso fino a Cagliari per raccontare la impossibile missione intrapresa da Renato Soru per la conquista di un seggio sardo in Europa. Dietro c’è il grande scandalo del collegio elettorale che associa la Sardegna alla Sicilia, due realtà storiche, geografiche e ambientali tanto diverse da non poter essere paragonate. Eppure un’improvvida ripartizione dei collegi costringe i candidati sardi a competere con i siciliani che dispongono di un bacino elettorale di votanti tre volte superiore. Spiega Stella: «Quella di Renato Soru, infatti, appare sulla carta come una missione impossibile. O quasi. Certo, agli aragonesi riuscì per qualche tempo di tenere insieme le grandi isole del Mediterraneo. Da allora, però, è passato moltissimo tempo. E molto ne è passato da quando un sardo è andato a Bruxelles con le sue gambe, eletto dai sardi. Si chiamava Mario Melis.
Ma fu eletto con il vecchio sistema elettorale. Quello nuovo, che prevede tre preferenze, sospirano tutti da Cagliari a Sassari, è come scalare l'Everest con i sandali: la Sicilia ha il triplo degli abitanti e il triplo degli elettori». Così Soru, racconta Gian Antonio Stella, che ha deciso di chiedere ai siciliani il voto per un sardo. Andando lui in Sicilia, da Lampedusa a Gela, da Palermo a Corleone. «Un passato comune, di isolamento, di sofferenza, di emigrazione. E poi di illusioni industriali, di errori, di tradimenti, di una classe politica spesso disastrosa. Di nuovi arretramenti. Di soldi europei buttati via», spiega Stella: «Soru sa che rischia di passare per un estraneo sbarcato dal mare su terra altrui. Ma convinto che siano moltissime le prospettive in comune». Replica e risponde infatti Soru: «La terra. Da lì bisogna cominciare. Dal rapporto con la terra, il paesaggio, la storia. Abbiamo insieme, noi e i siciliani, un serbatoio di bellezza unico nel Mediterraneo. E non ha senso che ciascuno difenda per proprio conto le proprie ragioni».
Grande è l’attenzione di Soru alle parole strategiche, all’uso intelligente delle risorse: «I paesaggi, le ricchezze archeologiche, architettoniche, artistiche. E poi la gastronomia, i vini, le eccellenze. E l’agricoltura dove noi sardi abbiamo molto da imparare da certe aree della Sicilia così belle e così ricche». Stella non trascura di spiegare il contesto politico nel quale Soru lancia la sua sfida: «Il paradosso, spiegano sotto l’Etna, è che l’imprenditore politico sardo potrebbe farcela non tanto grazie alla buona volontà che impiega nella sua campagna elettorale fuori piazza, ma perché il Partito Democratico siciliano è frantumato da risse insanabili . Tanto che potrebbe spuntarla davvero, nel paese dei fichi d’India, nel gioco dei veti e delle ripicche, l’uomo venuto dall’Isola del mirto». Stella sa raccontare la politica. La sua foto è perfetta. Ma l’inquadrare la Sicilia non basta per capire la sfida di Soru. L’istantanea del Pd siciliano è infatti perfettamente speculare al Pd sardo. Bisogna allargare l’obbiettivo alla Sardegna. Ecco allora la vera partita di Soru: succedere alla guida dei democratici sardi subentrando a Silvio Lai come segretario regionale. Perchè è davvero impossibile che Soru possa arrivare in Europa con “le sue gambe”, cioè solo con le sue preferenze. Solo un gioco di rinunce incrociate potrebbe spingerlo verso Strasburgo e Bruxelles… Una partita che si dovrebbe giocare tutta nella segreteria nazionale.
Controllare la Sardegna sarebbe quindi cruciale e decisivo per trattare su un tavolo dove ci sarà anche Renzi. In questa oscillazione fra Continente Europa e Isola Sardegna, la conquista del partito si rivela altrettanto accidentata e pericolante. Diventano allora cruciali non solo i voti di Soru in Sicilia, per la sua elezione in Europa, ma soprattutto quelli che riuscirà a conquistare in Sardegna. Ma soprattutto i veri conti, e non sono favorevoli a Lai e Soru, si dovranno fare valutando i risultati delle Comunali a Sassari e ad Alghero. La candidatura di Sanna a Sassari, con un’alta probabilità di vittoria, ha rappresentato una sconfitta cocente per le strategie del partito. Ad Alghero, la candidatura di Enrico Daga con il simbolo del Pd, seppure geneticamente modificato, che ha costretto il democratico Mario Bruno, un soriano della prima ora, a presentare una lista civica, sorretta da una alleanza che va dall’Udc di Antonello Usai alla sinistra catalanista di Carlo Sechi e comunista di Elias Vacca, rischia di rivelarsi il punto di rottura della strategia di Soru… Soprattutto se Bruno dovesse arrivare al ballottaggio al posto di Daga. O anche insieme.
Nella foto: Renato Soru
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