28 aprile 2014
Ppr o Pps: questo è il dilemma
Accolto come una liberazione il congelamento del Piano paesaggistico voluto da Cappellacci non sembra mantenere ciò che promette. La giunta Pigliaru annulla l´ultima delibera del 2014 di approvazione definitiva (di fatto inefficace) ma non annulla la delibera di adozione preliminare, l´unica che ha in concreto modificato unilateralmente il Ppr del 2006. Pigliaru potrebbe sentire Soru, soprattutto se fosse vera la sua candidatura alla guida del Partito democratico in Sardegna
Sono stati in molti fra i tanti che hanno votato Francesco Pigliaru a tirare un sospiro di sollievo alla notizia data dal presidente del «congelamento del Pps», il famigerato Piano paesaggistico dei sardi che, nelle intenzioni di Ugo Cappellacci avrebbe dovuto sostituire, correggere ed emendare il famoso Ppr, Piano paesaggistico regionale. Nomina sunt consequentia rerum: nella piccola differenza che distingue i due acronimi, «sardi» al posto di «regionale» c'è una grande contrapposizione politica e culturale. Il Ppr era quello approvato dalla giunta di Renato Soru nel 2006 in sintonia al grande disegno nazionale di protezione e conservazione del paesaggio nel quadro di una complessiva salvaguardia dei beni culturali ed ambientali. Il Pps invece è quello della giunta di centrodestra, architettato per correggere difetti e incongruenze del piano Soru.
Molto celebrato ma anche molto subito, il Ppr fu anche molto criticato. E in effetti non pochi erano gli errori materiali, le contraddizioni seppure marginali che sarebbe stato necessario correggere. Ma il piano di Cappellacci, preliminarmente approvato nell'ottobre 2013, con l'intento di tranquillizzare il suo elettorato potenziale, il nuovo Pps, apparve subito per quello che era: il maldestro tentativo di abolire il progetto di tutela con un sottile meccanismo di deroghe che avrebbe dato il via a una rivalsa della economia del mattone. Una corriva vulgata politica infatti attribuiva proprio alle rigidità del Ppr la sconfitta di Soru. Le ragioni per cui Soru fu surclassato da Cappellacci sono molte. Ma è facile constatare che la sconfitta di Cappellacci 5 anni dopo surclassato da Pigliaru deve molto alla protervia con cui il centrodestra pensava di truccare le carte della salvaguardia del patrimonio ambientale sardo autorizzando di fatto uno sfruttamento selvaggio della risorsa naturale più preziosa di cui disponga la Sardegna.
Non è solo una questione politica: il «j'accuse» contro Cappellacci lanciato da Giulia Maria Crespi presidente onorario del Fai, il Fondo Ambiente Italiano durante i lavori del convegno che si è tenuto a Cagliari qualche mese fa, ancora risuona come un monito. Anche perché quell'adozione definitiva del Pps nel febbraio del 2014 fu una finta. E quindi ci appare oggi «finto» il congelamento di Pigliaru. Quel Pps di fatto non esiste. Esistono invece una serie di norme, peraltro impugnate dal Ministero, che di fatto darebbero via libera alla devastazione dell'ambiente. Un “nuovo” piano paesaggistico che abolisce una serie di regimi di tutela ed istituzionalizza le disposizioni derogatorie del Piano Casa e della legge sul Golf. Queste ultime meriterebbero una lettura approfondita. Ma per farla breve, sono sempre consentiti incrementi volumetrici fino al 50% anche in deroga agli strumenti urbanistici e paesaggistici, leggi entrambe impugnate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri perché modificano la tutela paesaggistica e eludono la normativa prevista dal Codice dei Beni Culturali.
Il regime transitorio e le norme immediatamente cogenti del Pps sono di fatto deroghe importanti. Vale la pena ripetere la preoccupazione diffusa sul vero senso del «congelamento»: la giunta Pigliaru annulla questa ultima delibera di approvazione definitiva (di fatto inefficace) ma non annulla la delibera di adozione preliminare, l'unica che di fatto ha modificato unilateralmente e nel senso della de-regolarizzazione il Ppr. Il guazzabuglio si fa più intricato quando per spiegare il dilemma interviene il nuovo assessore all'Urbanistica Cristiano Erriu, con una lungo intervento, che ancora si può leggere su «Sardinia Post» di fatto lascia le cose come stanno. Sarebbe a dire: non annulla l'adozione della delibera preliminare l'unica che di fatto ha modificato unilateralmente e nel senso della de-regolarizzazione il Ppr. L'articolo pieno di inesattezze, sia per quanto attiene le competenze giuridiche che urbanistiche (si evince che non distingue neppure quali siano le competenze di Stato e Regione), fa comunque capire quanto sarà difficile e più complesso mantenere le tutele del piano Soru. «Tornare al Ppr» è la proposta di cui Pigliaru si dovrebbe fare interprete. Spiegando con chiarezza, fuori da ogni tecnicismo, quali sono i pregi da conservare e quali i difetti da correggere. Non dovrebbe essere difficile: Pigliaru potrebbe rivolgersi allo stesso Soru per chiarire i dubbi più radicati. Sopratutto se il padre del Ppr, come si dice, dovesse presentare la sua candidatura alla guida del Partito democratico in Sardegna.
Nella foto: Francesco Pigliaru, Cristiano Erriu, assessore regionale all'Urbanistica, Renato Soru già governatore sardo
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