24 aprile 2014
Sindrome Alghero: si candidi chi può!
Ad Alghero anche l’antipolitica sembra aver perso la sua forza propulsiva. Eppure sarebbe bastato un Pizzarotti qualsiasi per avere ragione di una classe politica inadeguata di fronte alle scelte che la città aspetta. Tanti sono i colpi di scena delle guerre interne che alla fine, come diceva un grande scrittore ragionando sulle guerre civili di ogni tempo, «basta un attimo e ti ritrovi dall’altra parte». In realtà ogni gruppo di pressione, corrente o banda, pur di procurare il massimo danno al concorrente di partito sembra determinato a sacrificare anche il proprio vantaggio elettorale. E allora quanti saranno i candidati…
Diciamoci la verità: quando il tempo della clessidra istituzionale scorre inesorabile verso il «giorno del giudizio» il corpo elettorale di Alghero non sa ancora su quali profili politici dovrà formarsi un’opinione per poi scegliere, sulla base delle più profonde convinzioni ma anche dei propri legittimi interessi, a chi affidare l’amministrazione della città. E non è sicuro che una maggiore trasparenza venga al momento in cui tutti saranno costretti a formalizzare le rispettive candidature. Grande perciò è l’incertezza fra gli opinionisti del «quadrilatero dei passi perduti», fra Porta Terra e i Mercati si confrontano previsioni e congetture, si discutono notizie e dicerie, si considerano comunicati ufficiali e retroscena presunti…Che a seguire filo filo la diretta di Alguer.it dà il batticuore. Tanti sono i colpi di scena delle guerre interne che alla fine, come diceva un grande scrittore ragionando sulle guerre civili di ogni tempo, «basta un attimo e ti ritrovi dall’altra parte». A destra e a sinistra i nomi si incalzano designando conflitti insanabili che difficilmente potranno essere ricomposti.
Come potrà mai il Partito democratico ricomporre un conflitto che ha tracimato il livello cittadino diventando un caso politico di portata regionale che vede schierati contro il modello Alghero, che ha di fatto annullato le primarie, ben tre su quattro dei consiglieri regionali del territorio. Vaso di coccio, il segretario del Pd cittadino, non può che rifugiarsi nel più vieto municipalismo, come se aver saltato e annullato le primarie, cancellando l’unico candidato, sia una cosa che riguardi solo gli algheresi. Primarie, che sono il tratto distintivo del Pd rispetto a tutti gli altri partiti, compreso il Movimento5Stelle. Nel centrodestra i tre possibili candidati si alternano nelle preferenze dei «grandi elettori», perché nessuno è così forte per riuscire ad attrarre non solo tutta la destra ma soprattutto il centro dello schieramento politico, dai Riformatori all’Udc, senza i quali difficilmente il partito di Berlusconi potrebbe ripetere il successo ottenuto in città alle ultime regionali.
Il grande mistero del centro, soprattutto l’Udc, che potrebbe essere determinante, forse più per il centrosinistra, è che nessuno ha il coraggio di sottomettersi a un sindaco di minoranza, pensando di essere ancora la maggioranza in pectore. In realtà ogni gruppo di pressione, sia che lo si definisca corrente o banda, pur di procurare il massimo danno al concorrente di partito sembra determinato a sacrificare al proprio vantaggio. Ecco la sindrome di Alghero. Una malattia grave che non guarisce con lo scorrere di una generazione. Perché ad Alghero anche l’antipolitica sembra aver perso la sua forza propulsiva. E nemmeno il partito di Grillo sembra avere trovato il rimedio al male diffuso della conflittualità permanente: arrivato dal nulla non sembra in grado di dare un valore aggiunto locale alla propaganda sfascista del leader nazionale. Eppure sarebbe bastato un Pizzarotti qualsiasi. Così si è già visto di tutto: il candidato del Pd costretto, probabilmente, a candidarsi con una lista civica, pur avendo tutte le carte in regola, per essere investito della candidatura a norma di statuto; il candidato forzista che autosmentisce la sua candidatura; la sinistra-sinistra costretta a candidare due sindaci dello stesso partito. E da ultimo la ricerca di un candidato fuori da ogni schema, il «papa nero», una specie di «Metodo-Pigliaru» alla maniera di Alghero. Stando così le cose non si può escludere che le candidature alla poltrona di Sant’Anna si moltiplichino in queste ultime ore invece di trovare una sintesi fra due o al massimo tre candidati.
Facendo così diventare cruciale il secondo turno del ballottaggio. Se fossimo maestri di scuola dovremmo concludere che nessun candidato riesce a superare la sufficienza, politica si intende. Nel centrodestra perché erede di una amministrazione decennale che ha lasciato troppe partite amministrative incompiute, dal mancato Puc agli appetiti su Maria Pia o peggio ancora dal depuratore che sporca invece di pulire. Sul centrosinistra riverbera l’ombra della rimoborsopoli regionale ma peggio ancora il fallimento dell’esperimento Lubrano. In effetti un probabile candidato di bandiera per la cruda sincerità con cui chiede di non essere designato meriterebbe la sufficienza, anzi la lode. Probabile leader di uno schieramento della sinistra radicale se il centro sinistra si presentasse al confronto elettorale frantumato, individuando proprio nella scelta del suo nome il sintomo di un grave disagio ideale, ha dichiarato Elias Vacca: «Preferirei un livello più maturo di unità su un altro nome, condiviso. Sforzatevi vi scongiuro. Accantonate le ambizioni, le rivalse, le tattiche…La sinistra nella quale mi riconosco non è carne da cannone».
Post Scriptum: Non ci siamo fatti soverchie illusioni. Colpisce però che nessuno abbia risposto all’appello di Alguer.it per chiedere a tutti i candidati delle prossime comunali che si impegnino e dichiarino i loro redditi prima di chiedere il voto alla città. Esiste persino una legge. Che vale anche pr Alghero. Anzi c’è da chiedersi perché e soprattutto per chi non sia stata applicata nella passata legislatura consiliare.
|