Antonio Burruni
8 aprile 2014
Seven: le provocazioni hanno colto nel segno
Inaspettato, ma sperato riscontro, per la nuova mostra all’interno del progetto d’arte e cultura Sartegna Contemporanea del fotografo Davide Pilia, allestita dal curatore Giovanni Corbia
VILLANOVAFORRU - Venerdì 4 aprile, nel “Padiglione 2” del museo del territorio “Sa Corona Arrubia” di Villanovaforru, è stata inaugurata “Seven-I sette vizi capitali”, personale dell’artista Davide Pilia.
La mostra, aperta al pubblico fino a domenica 4 maggio, comprende stampe di grandissimo formato (molto inusuali per il panorama artistico sardo) ed ha fortemente impressionato i presenti, sia per le dimensioni, che per i contenuti delle opere. A supporto delle opere sui sette vizi capitali, sono state inserite alcune frasi scritte sui muri, citazioni di personaggi famosi inerenti l’argomento (Shakespere, Omero, Milton, Dante, Petrarca ed altri). Il tutto, arricchito da alcuni monitor collocati in totem, che hanno trasmesso alcune immagini tratte dal film “Seven”, accompagnati dalla musica di David Bowie e Brian Eno, non come sottofondo, ma sparate volutamente ad alti volumi. A detta del curatore Giovanni Corbia, si è voluta dare l’impressione che, in una mostra pronta per il vernissage, si fossero introdotti vandali, che hanno imbrattato i muri con scritte sbavate.
Ma, ad una più attenta osservazione, ci si rende contro che le frasi applicate accanto ad ogni opera, sono estrapolate da alcuni tra i più importanti autori e sono inerenti all’opera stessa. La colatura in bianco delle scritte, si contrappone alla colatura del liquido nero presente nelle opere. Nelle immagini dei sette vizi capitali il liquido rappresenta l’uomo (in quanto l’uomo è composto dal 70% di acqua). Questo liquido persistente nel suo attaccamento, è tetro e scuro in rappresentanza dei lati più oscuri ed in ombra dell’uomo. Il liquido scorre sul vizio come per abbracciarlo, colando denso, avido di materia. E l’uomo si abbandona all’illusione di possesso, ciò che in realtà lo possiede, poiché nella sua fluidità non riesce mai a fissarsi sull’oggetto.
Oltre alle sette dei vizi capitali, la mostra è completata da altre due immagini, riguardanti altrettanti temi sociali. Una è “Buio buio” e rappresenta una lampadina completamente nera e, per terra, tutti i cocci bianchi rappresentanti la luce persa. Questo tema, rappresenta le famiglie che hanno visto “crollare la loro luce”, le certezze, il futuro e le speranze, ed ora navigano nel buio più completo. La seconda immagine è “Dritti al sodo” e riguarda le persone che, senza curarsi minimamente di “chi” e “come”, passano sopra tutto e tutti, come un elefante che cammina sui cristalli, pur di arrivare al loro scopo. Ma, nel caso dell’immagine (un trapano cerca di perforare un uovo), la metafora spiega come, non sempre sia così. Infatti, in questo caso, la punta del trapano non perfora il guscio.
Nella foto: un’opera di Davide Pilia
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