6 aprile 2014
Elezioni: «Filosofia della manutenzione» politica
Sintomo del malessere della città, la tragedia annunciata provocata dalla cattiva amministrazione, avrebbe dovuto essere al centro della campagna elettorale in corso. Invece le proposte politiche si accavallano fra mille tattiche senza che si possa intravedere nessuna strategia. E così le grandi idee si aggrovigliano intorno alle piccole carriere, al servizio di piccoli interessi. Da almeno venti anni infatti, concessioni comunali, provinciali e regionali sono appannaggio della classe politica
Quando mancano 50 giorni alla giornata elettorale che vede il futuro di Alghero intrecciarsi con il destino dell’Europa e le difficoltà dell’Italia, mentre tutto appare chiaro a livello del Continente e della Penisola, (da una parte Hollande e Renzi e anche la Merkel, e dall’altra Le Pen, la Lega e i movimenti xenofobi insieme a Grillo e anche a Tsipras), ecco come nella Città catalana di Sardegna le proposte politiche già si confondono con gli interessi, le grandi idee si aggrovigliano con le piccole carriere, i tatticismi rivelano un deficit di strategie. Si è così perduto il senso della realtà locale: perché non si tratta rieleggere un parlamentino politico ma una amministrazione della città. Gia «amministrare»! Verbo perduto e negletto che invece proprio ad Alghero potrebbe ritrovare tutta la sua dignità.
C’è un esempio drammatico e tragico che dice molto sulla crisi etica che rende opaca la amministrazione della «res publica» la «cosa pubblica» cioè di tutti… Un esempio di cattiva amministrazione in senso letterale che dovrebbe essere al centro del dibattito elettorale per individuare colpe amministrative appunto, in primis, e di conseguenza tutte le responsabilità politiche.
Ci saremmo aspettati che il cedimento della ringhiera che ha provocato la morte di un cittadino ignaro del pericolo, sarebbe stata al centro del dibattito elettorale. Ne parla la gente. Si fanno proposte e calcoli. Nessuno però che si sia preso sulle spalle l’onere di dare una risposta politica facendone il perno della sua campagna elettorale… Non fosse stato per il Wwf, che già aveva denunciato il degrado prima e a ridosso della tragedia, e una esigua pattuglia di volenterosi sul web, la morte del signor Domenico sarebbe stata subito rubricata come un fatalità. Con macabra ironia, ma anche con sincero sdegno, qualcuno sul web si è persino chiesto se la colpa non sia proprio del signor Domenico che si è appoggiato incautamente… Forse è davvero venuto il momento per la politica algherese di mettere al centro un’altra parola negletta: manutenzione. Se ne discute a Roma come a Pompei: spesso gli interventi eccezionali di restauro nascondono un dispendio di risorse che la normale manutenzione farebbe risparmiare. Per fare il caso della passeggiata c’è allora da chiedersi quanto denaro sia stato sottratto alla manutenzione quotidiana a favore delle catapulte.
Non entriamo nel dibattito estetico, anche se sono un pugno nell’occhio. Poniamo semplicemente il problema delle priorità. Capita allora che se la politica non ci pensa, quando ormai tutto è perduto, in prima luogo la vita di uno di noi, sia costretta la magistratura a rimediare e restaurare la dignità perduta di tutta la comunità. Viene in mente il romanzo simbolo della cultura hippy degli anni settanta in cui la «manutenzione» (in questo caso della motocicletta che serviva a l protagonista per attraversare l’America) veniva declinata con la filosofia zen. Per dire! «La filosofia della manutenzione» infatti presuppone un’identità culturale capace di considerare tutta Alghero e il suo territorio come un bene collettivo da proteggere, come un capitale da conservare, visto che su questo capitale si fonda tutta l’economia della città. Che non può essere abbandonata agli appetiti della grande speculazione della «economia del mattone» (è già successo) e nemmeno alla piccola speculazione della «economia della birretta». La «grande bellezza» di Alghero infatti, oltre a essere parte costitutiva, fondante in senso filosofico, della identità di tutta la comunità, rappresenta anche un valore economico che se preservato e non consumato dalla voracità dagli interessi immediati può e deve andare a vantaggio di tutti i cittadini…
Non solo per una qualità migliore della vita ma anche in senso direttamente economico. Facendo pagare il turista che consuma ma anche l’imprenditore che ci guadagna. Ecco la vera questione morale della politica algherese. Come è stato possibile che negli ultimi vent’anni, la maggior parte delle concessioni comunali, regionali, demaniali sia state tutte gestite dalla politica producendo quella malattia grave della politica locale che trasforma gli amministratori in imprenditori? Non è un pensiero troppo maligno e radicale allora pensare che sono stati tanto impegnati a intraprendere che si sono dimenticati di amministrare, di provvedere cioè alla «manutenzione» del bene città che gli viene affidato. Facciamo una proposta concreta: chi si candida ad amministrare la città nel memento in cui chiede il voto ai suoi concittadini renda pubblica anche la sua denuncia dei redditi. Nel caso si tratti di un consigliere uscente potrebbe anche dimostrare una maggiore solerzia etica pubblicando la denuncia dei redditi dell’anno in cui è entrato a confronto l’anno in cui è uscito. E se per caso è cresciuta di molto, avrà anche la possibilità di documentarne le fonti. Evitando così di ingenerare dubbi e dicerie. Non crediamo che questa proposta, nonostante ci siano norme che la contemplano, avrà molto successo. E sarà un brutto segno per tutti.
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