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2 marzo 2014
La Sardegna alla prova del governo Renzi-Barracciu
Serve molto «buon senso» per non farsi travolgere dal «senso comune» come diceva Gramsci. Perciò la nomina di Francesca Barracciu, immacolata per il Governo dopo essere stata giudicata impura per la Regione, ha risuscitato vecchie perplessità e urtato nuove sensibilità. Il caso è infatti diventato nazionale e rischia di fare ombra tanto a Renzi quanto a Pigliaru, che infatti aveva chiesto di non avere inquisiti nella sua giunta. Il sottosegretario, unico sardo, chiede di non essere giudicata con la morale comune dei farisei. In politica l’etica deve venire prima della giustizia…
La Sardegna alla prova del governo Renzi-Barracciu

Sommersi nell’onda di piena della babele etica che sta sommergendo ogni possibile di verità, non sarà vano appellarsi alla celebre distinzione fra il «senso comune» e il «buon senso» che ha sempre la peggio. Un tratto del carattere politico della opinione pubblica di sinistra che talvolta coltiva la sconfitta in nome di una purezza che corrisponde tanto al «senso comune». Perché basterebbe un po’ di «buon senso» per capire che la vittoria di Francesco Pigliaru, anche se non potrà risolvere con un colpo di bacchetta tutti i problemi della Sardegna, certo non potrà mai consentire l’approvazione di quel Piano paesaggistico che Cappellacci fraudolentemente da ultimo ha cercato di far passare, con il quale la parte migliore del paesaggio sardo, dalle pianure ai monti, dalle coste ai borghi, sarebbe stata affidata agli appetiti della cementificazione selvaggia. Non per dire che il peggio sia passato. Al contrario: comincia proprio adesso la fase più difficile: all’opinione pubblica soprattutto di sinistra, ma anche di destra, tocca il compito di vigilare. Perché vigilare è meglio che denunciare.

Vigilare vuol dire pretendere il rispetto delle idee politiche per le quali ciascuno ha votato. Ecco perché il voto a Michela Murgia, con il pericolo di consegnare la guida della Sardegna a Cappellacci, contraddiceva in se le ragioni ideali su cui si fondava. Vigilare vuol dire distinguere, non confondere l’oglio col grano, percepire la differenza evangelica fra la trave e la pagliuzza… Ecco perché la scelta di dare a Francesca Barracciu la poltrona di sottosegretario al MiBAC, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, non ci sembra contenga un alto tasso di «buon senso», soprattutto se vista nel contesto della spartizione degli incarichi di seconda fila, ma non per questo meno importanti, del governo di Matteo Renzi. E non appare molto corretto che Francesca si difenda appellandosi al «senso comune» per cui un avviso di garanzia non si deve tradurre in una condanna politica. È vero. Se non fosse che nel governo Renzi di avvisati o indagati ce ne sono almeno altri quattro e che nella legislatura della Barracciu i consiglieri regionali dotti di avviso di garanzia erano almeno 62 su 80… Il «garantismo» è un sentimento di grande intensità democratica quando non viene usato per giustificare l’incapacità della politica a regolare la misura etica dei suoi membri.

Nell’intervista sul Corriere della Sera il nuovo sottosegretario non dimostra molto buon senso quando si appella al Codice etico del Pd: «Quando abbiamo fatto le primarie che ho vinto, io non avevo nessun avviso di garanzia, mentre il mio avversario Gianfranco Ganau, ne aveva uno e anche un rinvio a giudizio. Però nessuno ha fatto il can can che dopo hanno organizzato su di me». E il successo elettorale di Ganau non solo nel suo collegio di Sassari rende ancora più difficile un giudizio sereno e scevro dalle pulsioni contrapposte di «giustizialisti» e «garantisti». In realtà la «questione morale», entrata nel vocabolario della politica con la strategia del «partito diverso» di Enrico Berlinguer, non si deve porre dopo l’avviso di garanzia o il rinvio a giudizio, ma va posta prima dalla politica stessa. Diciamo che dovrebbe persino prescindere dalla constatazione o meno di un reato. Purtroppo il giudizio della politica nel migliore dei casi si sottomette al giudizio della magistratura. E questo è un danno per la politica buona e un vantaggio per quella cattiva. A destra e anche a sinistra. Pensiamo alle imputazioni che pendono insieme ai processi in atto su Ugo Cappellacci.

Se i sardi lo avessero votato come avrebbero potuto chiedere alla politica di recuperare la sua etica perduta. Con la scelta di Pigliaru, non parliamo qua di schieramenti partitici e nemmeno di capacità amministrative e neanche di carisma presidenziale, almeno la "fedina penale" è immacolata… A questo punto però, entrando nel merito, Francesca Barracciu potrebbe chiedere a quella stessa opinione pubblica che l’ha costretta a fare un passo indietro lasciando il posto a Pigliaru, quanta dose di cattivo «senso comune» nel senso più farisaico del termine l’incapacità distinguere fra il cane e lupo come si dice quando si vive immersi della nebbia della coscienza. Ma allora che fare? Quali sono le risposte che dobbiamo chiedere e pretendere? Perché appunto il problema è politico. Certo Francesca Barracciu pensa che sarà assolta, che nessun reato potrà essergli contestato. Ma in attesa, avrà tutto il tempo di dimostrare la sua capacità politica in scelte concrete.

Non è forse questo lo scopo primigenio della scelta che ha spinto Renzi sulla poltrona di primo ministro? Non si tratta di una sfida sportiva in cui si spera vinca il migliore. Si tratta di un imperativo categorico che il paese ha imposto alla politica. E la Sardegna da proteggere dalla cattiva economia, il suo territorio da salvare e conservare come un bene comune al mondo intero, il suo paesaggio da difendere come un capitale incommensurabile e irriproducibile se perduto, le coste e il mare… Da Tuvixieddu alla Maddalena, dalla Costa Smeralda al Sulcis, da Olbia a Bitti inondata l’agenda delle sfide è fitta e dolente piena di emergenze non rinviabili… I sardi non devono chiedere però al loro unico sottosegretario di diventare il sindacalista del clientelismo dell’Isola a tempo pieno. Nella intervista al Corriere, proprio alla penultima domanda, una risposta politica l’ha trovata. Al giornalista che gli chiedeva quale fosse il suo primo obbiettivo ha risposta senza esitazioni: «Cagliari capitale della cultura: per il bene della Sardegna e di tutto il paese»…



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