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16 febbraio 2014
Buona fortuna Sardegna!
Anche Enrico Mentana è caduto nel tranello del nome sdrucciolo del candidato del centrosinistra: «Pìgliaru o Pigliàru». Così è tornato alla memoria il tormentone di Roberto Benigni che, all’inizio della sua carriera, fece diventare simpatica la mutria del segretario sardo del Pci giocando sulla contrapposizione fra «Berlìnguer o Berlinguèr». La sfida per la conquista del potere regionale va al di là della politica. Ha un connotato esistenziale per tutta l’Isola.
Buona fortuna Sardegna!

Pìgliaru o Pigliàru: il nome sdrucciolo del candidato democratico alla guida della Sardegna ha messo in difficoltà persino un acrobata dell’italiano come Enrico Mentana convinto che l’accento sulla a, Pigliàru appunto, fosse quello giusto. Sullo sdrucciolo sono scivolati in molti, fra i fini dicitori di news e tg. Per chi ha memoria lunga però quell’accento ballerino ha suonato di buon auspicio. Dalla memoria del passato è riemerso il tormentone «Berlìnguer o Berlinguér», con il quale Roberto Benigni era riuscito a far divertire il popolo della sinistra giocando sulla mutria triste del segretario del Pci. A quei tempi era solo un attor comico, in un piccolo teatro di Prati a Roma, col monologo di “Cioni Mario”, così si chiamava lo spettacolo che l’aveva fatto diventare una piccola star della sinistra fra i frequentatori delle cantine romane e che poi però era diventato un film “Berlinguer ti voglio bene” per la regia dell’altro Bertolucci, Giuseppe fratello di Bernardo. Non pensiamo si possano fare altri paragoni fra Berlinguer e Pigliaru, se non la mutria seriosa appunto, il giro di frase affilato, la battuta acuminata… Non è molto, in verità. Eppure, visto a “Otto e mezzo” da Lilli Gruber giovedì, e il giorno prima a “Linea Notte” su Raitre, Pigliaru non ha sfigurato. Basterà?

Anche perché persino per il segretario carismatico del Pci sarebbe stato difficile riuscire a dominare nelle urne la battaglia per il consenso costretto a combattere su due fronti: da una parte il populismo al potere (Ugo Cappellacci) e dall’altra il populismo di opposizione (Michela Murgia). Il primo che alimenta e si alimenta solo dentro il potere, il secondo che invece lo pretende in misura totalitaria disposto a rifiutarlo per preservare la purezza dell’ideale. Viene allora in mente un altro segretario, Fausto Bertinotti, che per un solo voto fece cadere il governo di Romano Prodi, dando il via a quel processo di autodistruzione della sinistra, incapace di scegliere il male minore, favorendo così il male maggiore, spianando la strada quindi al radicamento politico di Sivio Berlusconi. Così sarà difficile per Francesco Pigliaru vincere se non perde Michela Murgia e viceversa naturalmente. Il vasto campo del centrosinistra in Sardegna così risulterà maggioritario, se si considera che anche il voto di chi non vota avrà una forte connotazione politica certamente non di destra. Ma questa rete fatta di tanti ideali contrastanti si scoprirà ricacciata all’opposizione per la impossibilità di trovare un punto critico su cui fare leva per diventare una riconoscibile e affidabile forza di governo. Secondo i sondaggi nazionali, nella penisola il Pd sarebbe in grande vantaggio su Forza Italia. L’effetto Renzi sembra infatti conservare la sua spinta propulsiva anzi ad aumentare il suo potenziale a partire dalla ascesa a Palazzo Chigi. Sara difficile però che l’onda democratica del renzismo posso riverberare significativamente sul voto della Sardegna. Che però vede in bilico il suo destino, tanto sono contrapposte le ipotesi che si contendono il campo. Perché se vince Cappellacci, tutti i progetti di sfruttamento intensivo del territorio troverebbero una nuova e più forte legittimità.

La notizia che Cappellacci, come ha detto nel dibattito su Videolina, avrebbe approvato il Piano paesaggistico, seppure abbia tutti i crismi della bufala, in realtà prefigura una strategia, si presenta non come un risultato, ma come un progetto. È un modello di sviluppo perdente, sicchè dissipa il territorio che rischia di vincere. Potremo dire che non si tratti soltanto di una sfida politica. Ma di una sfida esistenziale per tutta l’Isola. Di fronte a un rilancio della speculazione edilizia destinato inevitabilmente a implodere su se stesso. Certo, potremo staccarci dall’Italia. Ma se davvero accadesse sarebbero i sardi a rimetterci per primi. Il localismo è un malattia che prospera nel malinteso che l’identità di una comunità si rafforzi con la chiusura di se stressa verso il resto del mondo… Ecco perché il livello di attenzione di questo giornale, (e adesso insieme ad Alguer.it ci sono anche Olbia24.it, CagliariOggi.it, SassariNews.it e PortoTorres24.it), non si dissolverà con i risultati delle regionali. Al contrario. Soprattutto se dovesse vincere Francesco Pigliaru. Al quale non potremo perdonare nemmeno la più minima svista. Buona fortuna Sardegna…



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