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3 febbraio 2014
Votano per la Regione..
pensano ad Alghero
Ecco le intenzioni di voto vere, presunte e fantastiche di quelli che, un tempo, sedevano nei banchi del consiglio comunale di Alghero. Saltano molti schemi e si frantumano le coalizioni. Un primo banco di prova in vista delle infuocate elezioni amministrative in programma a maggio. A due settimane dal voto regionale ecco l’istantanea con un pizzico d’ironia per stemperare la tensione tra gli addetti ai lavori
Votano per la Regione... pensano ad Alghero

Chi è stato l'ultimo sindaco di Alghero? In barba a quanto si possa pensare molti cittadini algheresi risponderebbero di primo acchito Marco Tedde, tanto fugace è stata l'esperienza amministrativa di Stefano Lubrano. E, a pensarci bene, ciò rappresenterebbe certamente un vantaggio per il centrodestra ma anche per il centro-sinistra (con trattino) per motivi uguali ma opposti. In politica il tempo dei pensieri lunghi è definitivamente andato e la contingenza delle elezioni regionali non permette analisi e previsioni premature. Di certo, però, qualche strascico delle antiche e recenti contrapposizioni si avrà nella distribuzione degli endorsement più o meno espliciti degli ex amministratori catalani che, a quanto pare, non sempre premieranno lo schieramento di provenienza. Se ampiamente prevedibili appaiono le intenzioni di voto di Leonardo Polo, Marco Tedde, Valdo Di Nolfo e Raimondo Cacciotto, ormai esperti a scrivere il proprio nome sulla scheda elettorale, nelle elezioni di carnevale non altrettanto si può dire per gli ex colleghi.

Chi voterà chi? Minoranza, opposizione o centrodestra (ognuna di queste definizioni è parzialmente inadeguata): compatto come una falange il gruppo del fu pdl. Gianni Martinelli, nonostante abbia surclassato Tedde alle ultime amministrative e sfiorato il sogno dell'elezione nella precedente tornata delle regionali (secondo molti) per il timido impegno dell'allora sindaco, più nolente che volente non gli rende pan per focaccia e sostiene il candidato di famiglia. Michele Pais da "uno di noi" diventa uno di loro e, dimentico delle sue origini missine, sposa Forza Italia e si mette a vogare cantando "oh issa" all'unisono, facendo attenzione a non stonare e a mantenere il ritmo per non dispiacere il capo voga. Verrà un tempo anche per loro... I Riformatori Zanetti e Marinaro hanno pochi dubbi e candidato in casa. Il primo, è noto, è un fondista e, nella sua maratona verso lo scranno più alto di Via Columbano iniziata tre lustri orsono, deve rinnovare la fiducia al suo amico-mentore Fois ancora per un ultima volta.

Il secondo appare frastornato e timoroso dopo la scoperta che Pietrino, di famiglia numerosa, ha ancora tanti altri cugini da candidare e Francesco non vuole perdere il posto nell'ordine di successione al soglio. Anch'egli è in viaggio in autobus con i giovani che lo sostengono, ma probabilmente alla fermata di Sant'Anna gli diranno: "Next..." Il capogruppo Udc Bamonti sembrava avviato verso una rapida carriera, protetto dalla misericordia e dalla mercede della Madonna, ma probabilmente il partito d(e)i Casini gli sta stretto e i democristiani dichiarati non vanno più di moda. Meglio rimanere nell'ombra far spazio al meno loquace Polo e magari votare Tedde. Fresco di esonero Mauro Giorico ha più tempo a disposizione ma il consiglio ormai è decaduto. Ha comunque dimostrato come un'assenza costante può essere politicamente più redditizia di una presenza inutile. Il segretario della provincia di Sassari nella nazione sarda, Tore Pintus è candidato e, anche se Mauro è un uomo di squadra, la sua visione di gioco non è quella di una volta e abbisogna di una accurata visita oculistica da un medico con tanto di Laur(e)a. Giorgia Di Stefano non pervenuta. Pare si trovi in qualche vicolo di Tramatza, in compagnia di Alessandro Polese, intenta ad organizzare un meet up per l'abolizione delle regionali e visto che c'è anche delle regioni.

Maggioranza di centro-sinistra (in questo caso le definizioni sono totalmente inadeguate). Il Pd è oggi più che mai come un caleidoscopio, multiforme e imprevedibile, multicolore e stupefacente. Ma, si sa, è solo un'illusione ottica, un gioco di specchi. La realtà è che ognuno procede in dis-ordine sparso. Raimondo Cacciotto è il candidato unitario espressione del Circolo di Alghero, gode di stima bipartisan e incassa l'appoggio granitico di Gabriella Esposito e...basta. La Presidentessa era la candidata ideale in un pd orfano di donne di peso, ma Gabriella, si sa, prende le cose di pancia e il suo stomaco, ancora dolente per le dosi di veleno ingoiato, non avrebbe retto. Quelli dell'Isola in periodo di elezioni tornano in modalità Pd e non fanno altro che sottolineare l'unanimità plebiscitaria della scelta di Cacciotto ma i nodi come sempre, vengono al pettine. Il capogruppo Matteo Tedde tanto sbiadito da scomparire nella corrente dei “calviani” e l'ultimo ad abbandonare il sindaco al proprio destino, riacquista colore dopo il successo di Renzi di cui è un seguace della prima ora e confida nella ri-rielezione di Gavino Manca per una definitiva riabilitazione politica. Non è certo un cuor di leone, ma allineato e coperto pare abbia convinto anche Gavino Tanchis che da "distinto e distante" si è trasformato in uguale e contiguo. Gavino si riserva di comunicare il proprio sentiment elettorale in una conferenza stampa o, in alternativa, utilizzando i canali di comunicazione a lui noti.

Enrico Daga si reputa una risorsa della sua città ma, dopo aver perso le primarie a sindaco ambiva ad essere il più votato di Alghero in subordine della coalizione o al limite del pd e si è dovuto accontentare di risultare il più votato della corrente Spissu-Ganau a cui si appoggia anche in questa occasione. Il sindaco di Sassari (autosospeso, in attesa di capire quando firmerà le dimissioni) è il suo candidato, anzi potrebbe essere stato proprio lui ad averne consentito la candidatura con il suo passo indietro. Quindi Enrico pare in credito nel pd e a maggio potrebbe andare all’incasso. Gavino Scala è in campagna elettorale full time e non è disponibile a far crescere le ragnatele sul suo scranno in consiglio. Per una candidatura, che per lui equivarrebbe a una deroga al cubo, voterebbe chiunque perché, come dice sempre, ha indossato una maglia sola, la propria. Ai più consiglia di votare Luigi Lotto ma ecumenicamente dispensa pillole di saggezza a manca e a destra nell'esperanto italo-algherese di sua invenzione. Franco Calvia col suo ingresso tardivo in consiglio ha scompaginato gli equilibri già traballanti diventando, suo malgrado, causa della caduta di Lubrano che confidando nella genia lo riteneva il grimaldello per conquistare la casa del popolo. Ma i meriti dei padri quasi mai ricadono sui figli e Franco si è distinto per essere il classico caso di eroe inconsapevole che in pubblico e in privato assicurava che le firme non sarebbero apposte. La storia andò diversamente. Difficilmente verrà ricandidato, quindi forse è venuto il tempo di guardarsi intorno e se con i candidati alla sua sinistra ha in comune solo qualche minaccia di querela, con quelli a destra si possono edificare nuovi progetti comuni.

Algu-erosa ormai è impo(l)verita e le diverse anime che la componevano si sono divise al proprio interno. L'elegante Giampietro Moro è da sempre attaccato ai simboli e ai marchi e ormai è esclusivista del brand falce e martello che riesce ad abbinare con ammirevole nonchalance con altre griffe di pregio. L'eterna promessa della sinistra italiana Elias Vacca non si candiderà per la seconda volta consecutiva (e questa è già una notizia) e i comunisti sono compatti sul giovane Mauro Carboni, che già da quindicenne girava con L'Unità sotto braccio e ora impazza sui social network con affermazioni a tinte forti. Rosa Accardo è spaesata e qualcuno addirittura la segnala in mare aperto alla ricerca di una terra d'approdo nel (G)oceano insieme ai naufraghi di Carlo Sechi, altri assicurano che lei preferisce i familiari sagrati delle chiese algheresi pavimentati con i locali san pietrini. Inutile poi scavare in Sel (circolo 1), dove in molti corrono alle urne in ordine sparso e non è escluso che proprio il coordinatore Oliva non faccia votare in nemico-Di Nolfo. Maria Graziella Serra non lascia ma raddoppia coniugando l'impegno cultural-naif con le amiche di C'è un Alghero migliore con la militanza in Sel al servizio di Valdo Di Nolfo. Il contratto è a prestazioni corrispettive e prevederebbe il ricambio del favore in occasione delle prossime comunali, ma chi conosce Valdo sa che non fa mai contratti a lunga scadenza. Natacha Lampis è stata l'ultima delle firmatarie, dilaniata da dubbi e incertezze. Bersaglio preferito delle invettive di sindaco e giunta ha eretto un muro trasparente e acusticamente isolato con la sua vicina di banco ed ex capogruppo a cui, nell'ultimo scorcio della consiliatura, ha letteralmente mostrato le terga. Ormai ha imparato l'ABC della politica e forse è pronta per l'ingresso in un partito strutturato sulle orme già tracciate dalla sorella minore.

La lista Lubrano annoverava al suo interno gli "stranieri": i sassaresi Serra e Melis e il portocontino Bernardi. Serra, giustamente, si sentiva totalmente deresponsabilizzato per il fatto di essere il più giovane in consiglio e per di più forestiero ed è arrivato ad una propria elaborazione allorché viene affidato alle cure di Pino Meloni per il quale si è prodigato in una feroce guerra che ha fatto vittime eccellenti all'interno dell'Upc sassarese. Lui è vivo e vegeto, del giovane e valoroso Serra si sono perse le tracce. Melis condivide con il capitan Harlock il taglio di capelli ma anche la precisione chirurgica con cui colpisce gli avversari. Memorabili i documenti a orologeria con cui dava faceva esplodere la bagarre salvo poi attribuirne la paternità ad altri. Mariano è sempre stato sardista anche quando non lo sapeva sia che sostenesse la destra o la sinistra, categorie ormai desuete nel ventunesimo secolo e per questo sostiene Cardin, solo omonimo del celebre stilista francese. Bernardi Pietro Bruno è un uomo spicciolo, rude e di poche parole. Lui lavora. Non ha tempo per pensare e infatti per questo delega Melis che lo fa anche per suo conto. In uno dei rari momenti in cui Mariano era in altre faccende affaccendato e lui non stava faticando, ha intuito di sposare la causa della Accabadora, sponsorizzando apertamente il candidato locale Balata contro i partiti tradizionali di destra e sinistra che sono tutti uguali e magnano alla faccia di chi suda. Poi però Harlock se n'è accorto e l'ha ricondotto a più miti consigli e come se niente fosse voterà Cardin del Psd'az che appoggia Cappellacci.

Stefano Lubrano, che Cappellacci conosce bene per essere stato protagonista della prima "gaffe" in campagna elettorale in cui il Sindaco che diceva la Verità ammise candidamente, di fronte a una platea di giornalisti basita, di averlo votato preferendolo a Renato Soru, pare sia stato colto anch'egli da un violento virus indipendentista. In diverse occasioni ha rifiutato di indossare la fascia tricolore in aperta polemica con lo stato italiano colpevole di aver trascurato le esigenze de L'Alguer. Resta scolpita nella memoria degli algheresi la sua partecipazione, con tanto di maglia dell'Alghero calcio numero diciassette oversize, alla giornata dell'orgoglio catalano in piazza Porta Terra. In quell'occasione, attorniato da centinaia di catalani veri, dichiarò la vicinanza sua e della "colonia" algherese alla lotta per l'indipendenza proiettando in diretta streaming nei giardini retrostanti il Concert per la Llibertat del Nou Camp. Ospiti d'eccezione della Diada erano le sigle e i partiti separatisti sardi al completo. Irs, Progres, Sardigna Natzione e Psd'az, ciascuna con i propri vessilli e le proprie insegne assisteva con rispetto e devozione alla altrui rivendicazione mano nella mano, canti e qualche lacrima. Forse in quell'occasione Stefano ha preso la sua decisione: da grande voglio fare l 'indipendentista. Un conflitto interiore da quel momento lo pervade: far prevalere le ragioni del sentimento accordando la sua qualificata preferenza all'intellettuale murgiano Balata o tornare a casa nell'accogliente alveo del centrodestra delegando anch'egli il ragionamento a Mariano Melis, e votare Cardin e Cappellacci?



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