M. Casu
1 agosto 2003
Scorie nucleari, il governo affonda l´isola
Replicano i partiti dell´opposizione. Per Selis "e´ un attentato allo Statuto di autonomia e un attacco al patto costituzionale che lega la Sardegna all´Italia"
Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare «per palesi motivi di illegittimità costituzionale» - si legge in una nota del Governo - la recentissima legge regionale approvata il primo luglio scorso che dichiara ufficialmente l´isola territorio denuclearizzato. Il ricorso alla Consulta, prosegue la nota ufficiale, «come è ovvio, non comporta la destinazione di alcun rifiuto radioattivo presso la Sardegna». Ma i partiti - la legge è stata approvata all’unanimità da destra e sinistra - non si fidano.
Le forze di opposizione, Ulivo e Rifondazione Comunista, nel Consiglio regionale della Sardegna replicano alla decisione del Consiglio dei Ministri. Per Gianmario Selis della Margherita, il ricorso alla Corte Costituzionale "e´ un attentato allo Statuto di autonomia e un attacco al patto costituzionale che lega la Sardegna all´Italia". Per Luigi Cogodi di Rc, "bisogna applicare un criterio di giustizia, nel senso che chi ha avuto i vantaggi della produzione nucleare, si deve accollare gli effetti negativi". Inoltre occorre che vengano riconosciuti i poteri speciali dell´autonomia, "se non fossero reali ed esercitabili - aggiunge Cogodi - sarebbe tutto un imbroglio". L´azione del Governo e´ vista dall´opposizione in Regione come una reazione allarmata al fatto che la legge sia stata approvata all´unanimita´. Carlo Dore della Margherita ammette il rischio che possa essere parzialmente cassata; invece, buoni risultati si potrebbero ottenere con il ricorso straordinario presentato al Capo dello Stato, nel quale si contesta l´affidamento commissariale al generale Carlo Jean, presidente della Sogin (Societa´ per la gestione degli impianti nucleari), di poteri definiti "assolutamente eccessivi ed arbitrari".
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