18 gennaio 2014
«Più Pili per tutti»
Inaugurando la sua campagna elettorale, da Cagliari a Sassari, Pigliaru ha ridato a Cappellacci il suo vero ruolo di nemico principale.
È stato Mao, il grande timoniere della Cina comunista, a teorizzare in politica il paradigma del nemico principale e nemico secondario. Ora, mentre le trivelle di Ugo Cappellacci si preparano a perforare Planargia e Montiferru, il professor Francesco Pigliaru è riuscito a compiere il primo gesto liberatorio di questa campagna elettorale: a nome di tutto il centrosinistra ha attaccato il centrodestra. Finora la campagna elettorale degli sfidanti del centrosinistra si era attorcigliata intorno ai problemi esistenziali del Partito democratico e alla sua propensione suicidaria. E la candidatura di Michela Murgia sembrava fatta apposta per sfibrare il sistema nervoso della classe dirigente democratica che non riusciva a dare sostanza politica alla proposta elettorale impersonata dal volto mediatico di Francesca Barracciu. Con la scelta di Pigliaru, una faccia che ha bisogno di affermare la sua immagine nel vissuto collettivo dell’elettorato della Sardegna, il Pd ha fatto ricordare a tutti che il nemico principale è Forza Italia, e l’avversario Cappellacci.
Con il suo attacco lanciato dalla Fiera di Cagliari («dopo cinque anni di centrodestra al governo della Regione, possiamo dire che questa Giunta non ha fatto nulla. Anzi: ha fatto un disastro») è riuscito forse per la prima volta a illuminare l’avversario nella prospettiva del nemico principale. Il professor Pigliaru sa di numeri e la matematica, anche in economia, non è un’opinione: «Il Prodotto interno lordo è calato del 7 per cento, la cassa integrazione è aumentata del 500 per cento, contro una media del 250 nel resto del Mezzogiorno. La Sardegna ha perso quasi 100mila posti di lavoro, la politica dei privilegi e degli sprechi ha preso il sopravvento, insieme alle logiche di appartenenza usate per accumulare consenso elettorale». Ricordando il Piano paesaggistico di Soru distrutto da Cappellaci e proprio oggi contestato dal governo: «La tutela del paesaggio resta una priorità». E poi scendendo nel campo delle promesse dando l’idea che si tratti di proposte realizzabili: «Dobbiamo garantire pari opportunità a tutti i sardi. Incluse le imprese. Alle centinaia di aziende che si contano nella nostra Isola va garantito il taglio dell’Irap, che è stato votato in Consiglio regionale, come proposto del centrosinistra e non da Cappellacci».
E appunto seguendo Mao, che Pigliaru fosse il nemico principale per il centrodestra Cappellacci l’aveva capito così bene che aveva nominato Michela Murgia come «più temibile avversario». Ogni voto per la coalizione della scrittrice infatti potrebbe essere un voto aggiunto al successo del centrodestra. Ecco perché adesso anche Pigliaru avrà un nemico secondario da coccolare: specularmente infatti la candidatura di Mauro Pili con Unidos, man mano che il voto si avvicina, diventerà il principale ostacolo che il presidente uscente troverà sulla strada della rielezione. Una campagna elettorale a fari spenti quella dell’ex pupillo di Berlusconi. Se dovesse decidere di tornare in Sardegna, come fece cinque anni fa per battere Soru mettendo a disposizione tutta la sua potenza mediatica e finanziaria, si troverebbe nell’imbarazzo di avere due pupilli schierati l’uno contro l’altro. Quanti elettori del centrodestra preferiranno il vecchio pupillo di fronte alle "malefatto" del nuovo?
Sarà questa la griglia mentale con cui i più attenti osservatori della politica in Sardegna dovranno interpretare opinioni e sondaggi, articoli di fondo e cronache quotidiane, per cercare di cogliere il nucleo fondamentale dei processi in atto. Perché è evidente che ogni voto a Pili sarà sottratto a Cappellacci. Ed è allora misurando il peso di Pili contro il centrodestra e il peso della Murgia contro il centrosinistra che si potrà intravedere quale sarà il destino prossimo venturo della Sardegna. Perché con l’esercito di 1500 candidati oggi scesi in campo, sarà molto più difficile che il voto di opinione riesca a incidere sugli equilibri elettorali. Con una battuta su Twitter il presidente uscente ha tentato di evocare i fantasma di Renato Soru, ricordando in negativo la partecipazione di Pigliaru alla prima parte della vita dell’ultima giunta di centrosinistra: «Grande delusione alla Fiera, si aspettava Topo Gigio e si è presentato l’assesSoru». Qualcuno alla Fiera ha trovato una battuta felice, difficile da twittare per la sua volgarità ma satiricamente geniale, parodiando il famoso detto del comico Antonio Albanese: «Più Pili per Tutti»
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