9 gennaio 2014
Grillo e Cappellacci: antipolitica di lotta e di governo
Si va diffondendo nell’opinione pubblica di centrosinistra l’idea che il peggio sia passato. In realtà adesso Pigliaru prima di dimostrare di saper governare deve dimostrare di saper vincere. E non sarà semplice. Il caso Cappellacci, con il centrodestra al potere che si dimostra refrattario alla questione morale, e il caso Cinquestelle che suicida il proprio movimento evitando persino di candidarsi, sono l’emblema della doppia natura dell’anti-politica in Italia. Con Berlusconi abbiamo visto l’anti-politica crescere dentro il potere della politica, con il Movimento Cinquestelle il populismo si alimenta scegliendo l’opposizione, a ogni costo. Ecco perché il voto sardo sarà un modello per tutta la politica nazionale.
Facciamo un esercizio contro-fattuale, cioè proviamo a immaginare cosa sarebbe successo se il Partito Democratico non fosse riuscito a trovare il suo candidato alla presidenza della Regione Sardegna e quindi si fosse ritirato dalla competizione. Non è difficile immaginare che del caso si sarebbe occupata anche la stampa internazionale. E non serve troppa fantasia per immaginare il sentimento di sgomento ideale in cui sarebbe caduta l’opinione pubblica di centrosinistra. Certamente una intera classe dirigente sarebbe stata spazzata via senza nessuna scusante. Il giudizio sulla politica di sinistra sarebbe stato di condanna senza appello. Anzi, questo stesso giornale, valutando indecenti i modi e i tempi con cui il Pd sardo si preparava a sostituire Francesca Barracciu aveva usato, con trasparente malizia, la frase di Carlo V imperatore che definiva i sardi «pocos, locos e malunidos».
Cambiamo scena: adesso immaginiamo invece cosa sarebbe successo se il Pd avesse candidato un suo «capobastone» con dietro una stagione di polemiche politiche ancora aperte, con alle spalle una gestione disastrosa del potere che gli elettori gli hanno affidato e soprattutto con tre processi penali in corso legati alla sua conduzione politica della cosa pubblica. Non c’è lettore distratto che non abbia riconosciuto nei due esempi, sia l’oscura vicenda che ha travolto il Movimento Cinque Stelle in Sardegna, e la figura di Ugo Cappellacci candidato da Forza Italia a guidare la lista che dovrebbe riportare il centro destra al governo della Sardegna per altri cinque anni. La scelta di Grillo e di Casaleggio di non affidare a nessuno dei 4 gruppi in cui si sono spaccati i Cinquestelle di Sardegna, fa riflettere alla stessa stregua della assoluta impermeabilità dei vertici di Forza Italia alla questione morale. Non sembri ingeneroso mettere insieme qui Grillo e Berlusconi. Entrambi rappresentano una forma di anti-politica.
Il primo l’anti-politica di governo che prospera sul potere facendo della politica una sistema di governo personale puntando proprio sui mali della politica stessa. Per Berlusconi e il suo partito è perciò vitale trovarsi al centro del sistema di potere. Anche in un ruolo laterale. Di modo che così possa presentare tutte le sue pene giudiziarie come un uso politico, appunto, di quelle regole etiche che in qualsiasi parte del mondo vengono rispettate. Ci risparmiano gli esempi che sono tanti e conosciuti. L’anti-politica di Grillo è invece di opposizione. Grillo e Casaleggio hanno condannato il loro Movimento alla totale irrilevanza pur di mantenere un punto fermo: non trattare con nessuna delle forze politiche per realizzare nessuno dei punti che fanno parte del programma politico dei pentastellati, ma condividere e affiancare tutte e proposte di ribaltamento del sistema. Ecco perché le regionali in Sardegna, pian piano stanno diventando il punto di passaggio obbligato per disegnare gli scenari della politica nazionali prossimi venturi.
Se il Pd, sebbene corra il rischio di rovinare il capitale di credibilità etica ritrovata con la candidatura di Pigliaru lasciando candidare un residuo manipolo di inquisiti, dovesse vincere nonostante il lungo travaglio che ha rivelato la grande debolezza della sua classe dirigente, il modello sardo della trasparenza sarebbe richiamato anche a livello nazionale. Per il centrodestra la sconfitta dopo cinque anni di governo avrebbe un effetto devastante sulla ricostruzione di Forza Italia che si trova ad affrontare il problema della sostituzione di Berlusconi. Anche perché ci viene per il momento difficile pensare a Marina Berlusconi che trascina alla vittoria Cappellacci contro Pigliaru. Eppure un rischio c’è: che l’opinione pubblica di centrosinistra creda che la battaglia con la scelta di un candidato credibile sia già stata vinta. Perché adesso il candidato giusto idealmente, politicamente e moralmente deve trovare anche i voti per vincere. Ecco perché la narrazione del voto sardo, anche se intensa e breve, si muoverà come un grande romanzo a capitoli di grandi colpi di scena. Tutto da leggere. (continua)
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