5 gennaio 2014
«Pocos locos y malunidos»
Lo diceva anche Carlo Quinto parlando dei sardi: «Pocos locos y malunidos». È la fotografia del Pd sardo che si prepara a partorire il nome del candidato che dovrà succedere a Francesca Barracciu. Eppure, se il travaglio avrà fine, questo lunedì, è diffusa l’opinione che con un candidato di prestigio la partita contro Cappellacci sarebbe ancora aperta per il Pd. Sarebbe insomma finito il silenzio operativo di Renzi che sperava in una decisione tutta sarda. Così a presiedere la ecco il «segretario sostituto» Luca Lotti, responsabile dell’organizzazione del Pd nazionale. Un commissariamento di fatto del Pd sardo. Che non dispiace a Silvio Lai, che così vede rafforzare la sua segreteria sgombrando il campo da tutti i presunti plenipotenziari sardi del segretario nazionale. Un sconfitta invece per Soru se il prescelto fosse compreso nella coppia dei rettori, Francesco Pigliaru, il prorettore di Cagliari sarebbe in testa con l’appoggio di Cuperlo e Letta, e il rettore di Sassari, Attilio Mastino…
«Pocos locos y malunidos»: la frase storica, che condanna da più di cinque secoli i sardi, attribuita a Carlo V, nientemeno, riflette bene oggi il lungo travaglio del Partito democratico che non riesce a far nascere il nome del nuovo candidato per tentare di riconquistare la guida della Regione Sardegna battendo tutta la destra e soprattutto Ugo Cappellacci. Perché a decidere, dopo il ritiro coatto della vincitrice delle primarie regionali, saranno in pochi, nel chiuso della riunione che dovrebbe essere quella deifnitiva. Che ci sia una vena di follia politica, una paranoia partitica diffusa, lo conferma l’incapacità di sfruttare quel patrimonio ideale acquisito con la riscoperta della questione morale come questione politica. Che il terzo aggettivo «malunidos» indichi un tratto caratteriale profondo della politca sarda lo sa anche la segreteria di Matteo Renzi che a presiedere la riunione dei «capibastone» ha mandato Luca Lotti, 31 anni, nuovo responsabile dell’organizzazione, una specie di «segretario sostituto», con il compito di forzare una decisione nel caso le varie identità si trovassero d’accordo solo nel rinviare.
Perciò, dopo la scelta di Gianni Cuperlo, presidente del partito, la candidatura di Francesco Pigliaru, che resiste indomita agli assalti di Renato Soru, trova nuovi alleati: da Francesca Barracciu, non fosse altro che per fare dispetto al padrone di Tiscali, a Luciano Barca e Arturo Parisi, a indicare un consenso trasversale sul fronte nazionale, compreso il presidente del consiglio Enrico Letta, al grande tessitore Antonello Soro, maggior politico sardo in servizio permanente, seppure nel ruolo tecnico di presidente dell’Autorità per la privacy… Che vantino l’appoggio di Soro anche un candidato di riserva come il senatore Giampiero Scanu, Gallura, e il rettore di Sassari, Attilio Mastino, fa parte del movimento sismico che ha sconvolto il Pd della Sardegna. Va perciò considerata come un indicazione politica la decisione del segretario regionale, Silvio Lai, di non aver scelto fra Pigliaru e l’altro candidato ancora accreditato, Attilio Mastino, a patto che il prescelto sia uno fra i due.
Un problema spinoso in più, perché nelle ultime ore la segreteria di Sel, ha rilanciato il nome di Franco Siddi, che sembrava sommerso, con un ragionamento che potrebbe risultare vincente: Siddi è un cattolico democristiano, in origine, a prima vista lontano dalle politiche radicali del partito di Vendola, ma proprio questa trasversalità gli consente di presentarsi come il nome meno «divisivo». Siddi, segretario della Fnsi, ha scelto il silenzio totale sulla sua candidatura. Perciò si è fatta strada l’idea fra le voci di dentro dell’opinione democratica che la decisione sia già presa, quasi: Solo una radicale opposizione di Soru contro entrambi potrebbe farla saltare. E allora insieme al rinvio ci sarebbe nel calepino di Luca Lotti, il nome di un cattolico finora estraneo alla politica dei partiti, che Renzi avrebbe individuato attraverso le sue relazioni con le curie di tutta la Sardegna. I rapporti di Renzi con il mondo cattolico sardo sono ancora un capitolo inesplorato. Rapporti di alto profilo, che ci fanno scoprire un Renzi affatto ignaro delle vicende del potere cattolico in Sardegna.
Un cattolico un po’ speciale, visto che le sue origini ideali affondano le radici nel movimento degli scout italiani dell’Agesci. Da ultimo, ma non meno importante, c’è una coincidenza del tutto imprevista che gioca a favore di Pigliaru: dopo lo schiaffo che ha costretto il vice ministro Stefano Fassina alle clamorose dimissione la sinistra del Pd, guidata appunto da Cuperlo, potrebbe esibire come una sorta di risarcimento alla gestione unitaria del Pd nazionale, la scelta del suo candidato Pigliaru in Sardegna. Se toccherà al prorettore di Cagliari, a dispetto di Soru che a quel punto non potrà più vantare il ruolo di plenipotenziario super partes, oppure al rettore di Sassari, l’opinione democratica, che si esprime attraverso la rete dei siti e dei blog, da «Sardinia Post» a «Sardegna soprattutto», già transfughi del subpartito di Soru, già pretende e reclama non solo una politica di idee ma anche un politica dei nomi. Insomma il nuovo candidato dovrà dire al più presto al popolo che lo deve far vincere con quali idee vuole vincere e con quali gambe le vuole far camminare. Senza dire bugie, che si sa hanno le gambe corte…
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