L´assistenza educativa per gli studenti diversamente abili è partita solo ieri ma con notevoli tagli negli istituti superiori della Provincia di Sassari: la protesta delle famiglie e la testimonianza di un genitore
ALGHERO – Solo ieri (mercoledì 27 novembre) negli istituti superiori della Provincia di Sassari è iniziata l’assistenza educativa (ma con notevoli tagli). Da non confondere con quella di base che, al contrario, è partita con l’inizio dell’anno scolastico. La prima la svolgono gli educatori, figure professionali specializzate nel fornire ai ragazzi diversamente abili, gli strumenti per l’integrazione e il supporto nell’attività di apprendimento. La seconda è più legata ai bisogni fisici della persona ed è svolta prevalentemente dagli Oss. Senza volerne fare una questione di serie "a" e "b" di assistenza: entrambe (gestite da una cooperativa) mirano a rendere più sereno e costruttivo l’ambiente scolastico per gli studenti normo dotati e non. Il problema sono i fondi sempre più esigui destinati al mondo dell’istruzione, una coperta sempre più corta che viene tirata da una parte all’altra senza beneficio alcuno.
Annunci, false partenze, promesse fatte e mancate: sono le tappe di una battaglia che professionisti e famiglie “combattono” ogni anno, con un servizio che posticipa l’avvio di giorni, settimane e mesi. Senza rispetto del percorso didattico, professionale e umano di chi questa battaglia la deve vivere sulla propria pelle. «Non sono regalati i soldi che pretendiamo, mio figlio vuole imparare perché non può farlo?» Si chiede Patricia, madre di Giovanni, studente dell’Alberghiero di Alghero. E con lei un nutrito gruppo di genitori che spiegano l’importanza dell’educatore professionale in aula, in sinergia con l’insegnante di sostegno, per abbattere «quelle barriere relazionali che
ostacolano la comunicazione, l’inclusione e l’apprendimento e impediscono che la persona
disabile venga impegnata nel lavoro scolastico, spesso provocando disagi al
gruppo classe».
Dai palazzi della politica è un rimbalzo di responsabilità: Stato, Regione, Provincia e spesso anche le scuole. «Garantiremo con le nostre forze l’avvio dei servizi per gli studenti disabili
sin dall’inizio dell’anno scolastico e abbiamo lavorato per trovare le risorse che
basteranno per avviare i sevizi di trasporto, assistenza di base e assistenza
specialistica» diceva l’assessore provinciale Rosario Musmeci lo scorso 7 settembre. «Solo belle parole ma l’assistenza specialistica non è mai stata
avviata» gli rispondono le famiglie che hanno annullato la manifestazione in programma a Cagliari dopo reiterate comunicazioni di avvio del servizio; tutte disattese sino a ieri. A tutelare i diritti di questi genitori e figli, senza scomodare la Costituzione, c’è una legge quadro ( n.104 del 1992)
per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone
con handicap e che ha come finalità: «promuovere la piena integrazione nella
famiglia, nella scuola e nella società. Prevenire e rimuovere le condizioni
invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana, il raggiungimento
della massima autonomia possibile e la partecipazione alla vita della
collettività». E la scuola, dopo la famiglia, è il primo nucleo di sviluppo e partecipazione. Probabilmente prima di investire in progetti che rimangono lettera morta o sportelli dall’utilizzo vago, sarebbe opportuno ripartire dall’inizio.