Luigi Coppola
26 settembre 2005
La comicità di Benito Urgu irrompe al Festivalguer
Una rimpatriata in famiglia per l’inventore del varietà sardo. Nel Mattagà Benito Urgu attraversa in un percorso semplice e divertente, le fasi epocali della Sardegna, accompagnandola dall’arcaicità pastorale alla realtà contemporanea della rete Internet. Presentatore e sparring partner del comico oristanese, Alverio Cau: fa la spalla, canta, insieme con otto giovani ballerine

ALGHERO – E’ una rimpatriata in famiglia per le varie centinaia di spettatori che applaudono divertiti il loro beniamino oristanese, sabato 24 settembre all’Anfiteatro Maria Pia. Dovrebbe essere il congedo di questa complessa edizione 2005 del Festivalguer che ha riservato più di una sorpresa ai tanti supporter che ne hanno apprezzato gli spettacoli. Inserito in un palinsesto più volte aggiornato, Mattagà anticipa di pochi giorni il gran finale spostato all’ultimo di settembre, per le recenti piogge torrenziali, con lo show di Beppe Grillo. Sono praticamente assenti o quasi i turisti per un varietà dai contenuti tipicamente regionali, inseriti in un format d’intrattenimento piacevole a meta strada fra il musical etnico e l’avanspetttacolo dialettale. Nel mezzo stacchi pubblicitari o meglio parodie di spot nazionali, ripresi su due maxi schermi che riagganciano lo spettacolo provinciale di piazza a canoni moderni, compatibili con il talk show televisivo. Particolarmente efficaci nell’audience della risata, i cloni pubblicitari dell’acqua minerale Uliveto e di un surreale operatore telefonico mobile (Ovodaffone) che mette in rete, fra foto e sms pecorini, tutti i pastori impegnati al pascolo, nella caccia all’avvenente testimonial. Il confronto video tipico delle Iene, tra l’Urgu in berritta ed un prestante Gianfranco Zola, costituisce una delle situazioni meglio riuscite della commedia. La spalla Alverio Cau, interpreta al meglio il ruolo, intervistando il comico che alterna svariati personaggi isolani, accomunati dalla disarmante demenzialità pastorale e dall’onnipresente esasperato narcisismo per la virilità sarda. In più di un occasione l’eccentricità forzata, trascende in epiloghi scontati che tollerati in loco, risulterebbero volgari altrove. Nonostante l’impronta locale, dorsale scenica, nell’arco dell’intero contenitore prosaico, non mancano spunti di una comicità universale che ha condotto Urgu a varcare con la sua popolarità, i confini del distretto isolano. Alcune trovate come il finto collegamento telefonico con il Presidente Cossiga, il motociclista ubriaco Mitraglia, “razzista” per la sua abilità di simulare innocui fuochi d’artificio o la stessa zanzara che succhiando il sangue alle sue vittime, lo trova amaro per l’effetto “globolizzazione” del caro euro, allargano lo spessore di uno show, diversamente ridotto all’intrattenimento da sagra. Non è un caso l’intelligenza dell’artista, più volte chiamato a collaborare in programmi nazionali con Chiambretti, Ambra o Toto Cutugno. Urgu è fedele al suo dna, che richiama il primo Sexy Fonni, trampolino di lancio sulla ribalta nazionale anni ’70. Conferma il dominio maschilista dell’uomo padrone sulla donna oggetto, credito ancora spendibile e accattivante (non solo sull’isola), in uno sketch, dove le ragazze pecorelle, asservite ai comandi e piaceri del pastore montone, annoierebbero non solo gli esponenti delle pari opportunità o il movimento femminista. Proprio su questa gag sono molti che iniziano a sfollare il parterre, sufficientemente sazi e divertiti da una serata tipica.
Nella foto Benito Urgu
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