A.B.
20 agosto 2013
A Santa Teresa, la Sardegna di Cici Peis
Da oggi a domenica 25 agosto, lo Spazio Exbi ospiterà la mostra pittorica dell’artista algherese, patrocinata dalla Fondazione Renzo Laconi di Alghero
SANTA TERESA DI GALLURA – Prosegue l’attività espositiva del pittore algherese Cici Peis. Da oggi, mercoledì 21, a domenica 25 agosto, sarà ospitato nello “Spazio Exbi”, in via Bechi, a Santa Teresa di Gallura, dove presenterà, con il patrocinio della “Fondazione Renzo Laconi” di Alghero, una raccolta intitolata “La mia Sardegna”.
Le opere, una quarantina, racconteranno le bellezze della nostra Isola, la gente che la popola e le tradizioni che porta dentro se. Come scrive la critica Emanuela Torri, «i quadri di Cici Peis sono una piccola camera delle meraviglie che racchiude sogni, sguardi, scene di vita quotidiana, storie sentite e storie vissute. Opere d’arte e soggetti naturali sembrano le quinte di un teatro animato da uomini e donne che ci invitano a cogliere, anche solo per un attimo, l’emozione dentro il loro sguardo. Le immagini della rassegna costituiscono i vari tasselli di una narrazione vitale con il potere di toccare e arricchire la sensibilità di chi le incontra. Il racconto si arricchisce di ingredienti magici. Appaiono scenari dove la terra crea spontaneamente e il pennello di Cici riesce a rendere eterni. Il potere immaginale di Cici è quello che attraverso l’arte e le tradizioni si possano affinare l’attitudine a interpretare il mondo che ci circonda, la voglia di esprimersi, di capire gli altri, in altri termini la meraviglia dell’arte, della natura e della storia locale. Colori terrigni emergono da tele capaci di rivelarci l’attaccamento alle tradizioni di una terra di straordinaria bellezza».
«Visioni letterarie scorrono sulle opere, si lasciano cogliere e catturare da sguardi dal sapore effimero, si ritirano tra i linguaggi visivi di un artista che con la sua umanità riesce a trasmetterci il suo grande amore per la pittura. L’artista si riprende il suo sogno, il mito e le immagini ritorna alle origini e ci invita a un cambio di prospettiva. Le opere articolano passato e futuro, unione tra carne e vista, terreno e decadenza, vulnerabilità e forza. La dimensione artistica permette grande spazio all’immaginazione di sguardi, di contatti fugaci, di intimità voluta e altrettanto volutamente negata. Può l’arte di Peis essere così puntuale, così delimitata a pochi attimi eppure così intensa da lasciare il ricordo di quelle vertigini per sempre, preziosa perché effimera, fugace ed eterea? Un’esperienza silenziosa e totalizzante, Una mera “contemplazione”», conclude la dottoressa Torri.
Nella foto: Cici Peis
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