Antonio Burruni
21 agosto 2013
Porto Cervo: Il sogno americano di Andy Warhol
La mostra , curata da Achille Bonito Oliva al Monti di Mola Museum, è visitabile dalle 18 alle 24 fino al 15 settembre (lunedì esclusi)
PORTO CERVO – Fino al 15 settembre, la mostra “Andy Warhol. The American Dream” è visitabile nelle sale del “Monti di Mola Museum” di Porto Cervo, tutti i giorni (esclusi i lunedì), dalle ore 18 alle 24. Per informazioni, prenotazioni visite guidate e prenotazioni gruppi, si può telefonare al numero 339/4258662 o scrivere una e-mail all’indirizzo web “direzione@mdmmuseum.com”.
La mostra, inaugurata il 15 giugno, segna la prima tappa di un progetto espositivo più ampio, prodotto da “Artes s.a.s.” e curato da Achille Bonito Oliva, che arriverà nel 2013/2014 al “Pan” di Napoli, con produzione “Spirale di Idee” e Artes s.a.s., per poi fermarsi al “Kremlin” di Kazan, in Russia. La mostra, con ingresso libero, racconta le sorti del sogno americano dalla metà degli Anni Settanta alla rivincita conservatrice degli Anni Ottanta, quando il prodotto si fa mito e la logica del mercato impregna ogni aspetto della vita politica, sociale, culturale. Questa storia viene raccontata attraverso una selezione di opere, provenienti per lo più da collezioni private italiane, giocando intenzionalmente sulla ripetizione ossessiva dei soggetti, praticata da Warhol come mezzo espressivo, e su una riproducibilità potenzialmente infinita dell’immagine, tale da competere con la forza persuasiva della pubblicità e l’invadenza della comunicazione massmediale. Nell’occasione, viene offerta la rara occasione di vedere in anteprima un video inedito (superotto a colori, della durata di circa 110’), girato nel maggio 1982 da Andy Warhol e Peter Wise durante un viaggio da New York a Cape Cod, nel Massachusetts. Il film sarà proiettato nella prima delle cinque sezioni in cui si articolerà la mostra di Porto Cervo, che raccoglierà opere uniche, multipli in edizioni limitata ed a larga tiratura, per indagare eredità e attualità di quello che è stato il guru della “pop art made in Usa” ed il profeta dei 15 minuti di fama per tutti, consegnando alle moderne democrazie capitaliste l’uguaglianza omologante di una celebrità effimera (quella messa a disposizione dall’industria televisiva) ed all’antropologia contemporanea un nuovo mito usa e getta (quello dell’uomo senza qualità con la sua sconfinata ontologia del possibile).
Una sezione è dedicata ai ritratti: quelli eseguiti su commissione di noti imprenditori italiani oppure raffiguranti personaggi noti della Factory, come Christa “Nico” Päffgen (attrice, cantautrice e modella tedesca che con Warhol condivise glamour, inquietudini e sperimentazione artistica), o quello di Joseph Beuys (con cui Warhol aveva più volte esposto a Napoli nel 1980/82) celebrato come superstar del mondo dell’arte e della comunicazione. Fanno da contrappunto il ciclo “Shoes Diamond Dust” (1980), in cui la polvere di vetro conferisce un aspetto patinato agli oggetti più comuni, ed i “Camouflage” (1986), dove la simbologia del mimetismo militare è piegata all’estetica espressionista della pittura astratta. Un’altra sezione ripropone i soggetti più noti, gli oggetti di consumo e le icone pop dell’artista sotto forma di rare stampe d´autore, come il portfolio “Marilyn”, stampato da “Aetna Silkscreen Products” e pubblicato da “Factory Additions” nel 1967; la serie “Ladies and Gentlemen”, realizzata nel 1975 prendendo come modelle le drag queen del club newyorkese “The Gilden Grape” e poi oggetto da parte di Pier Paolo Pasolini di un saggio scritto in occasione della personale di Warhol a Ferrara; o la serie dedicata allo scrittore danese Hans Christian Andersen nel 1987. Una quarta sezione s’incentrerà sulle molteplici collaborazioni avute da Warhol con case discografiche, cantanti e gruppi musicali, da Aretha Franklyn ai Rolling Stones, che hanno visto l’artista vestire i panni del produttore e, più spesso, firmare sin dal 1949 copertine entrate nella storia della cultura alternativa. La quinta ed ultima sezione, di carattere didattico, muove invece da cinque t-shirt riproducenti opere dell’artista, per costruire attorno all’idea di riproducibilità dell’arte e di “arte applicata” laboratori didattici per bambini e ragazzi.
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