Monica Caggiari
23 agosto 2005
Ad Alghero la mostra Logos de ammentu di Antonia Dettori
La mostra, visitabile nel Palazzo municipale di Alghero fino al 30 agosto, dalle 18 alle 24, si propone, di ripercorrere, attraverso il non colore di un estemporaneo bianco e nero, paesaggi, luoghi e personaggi che hanno ispirato e alimentato la poesia improvvisata in Sardegna
ALGHERO - “Il viaggio attraverso i luoghi del ricordo –Logos de ammentu– diviene così una sorta di viaggio spirituale che si nutre e vivifica attraverso uomini e paesaggi[…]” Paolo Pillonca commenta così la mostra fotografica “Logos de ammentu” di Antonia Dettori, inserita all’interno della rassegna “Isole” della Compagnia Teatro d’Inverno. La mostra, visitabile nel Palazzo municipale di Alghero fino al 30 agosto, dalle 18 alle 24, si propone, di ripercorrere, attraverso il non colore di un estemporaneo bianco e nero, paesaggi, luoghi e personaggi che hanno ispirato e alimentato la poesia improvvisata in Sardegna.
Un percorso, quello scaturito dagli scatti della fotografa di Orgosolo e commentato dal giornalista e direttore di Làcanas, che prende spunto dal più grande tra i “cantadores a lugh’e luna”, il villanovese Remundu Piras, del quale quest’anno ricorre il centenario dalla nascita. Di tiu Remundu Piras rimane così impressa l’immagine della Fontana “Su Paradisu” a Villanova, sopra la quale poggia una lastra di marmo, che accoglie la poesia “Ispiju limpiu”, versi struggenti, dedicati alla madre, trasfigurata, quasi mitizzata, in un episodio che la ricorda mentre lava il figlio, infondendogli la passione per la poesia improvvisata, che lei stessa non udirà mai dal poeta adulto. Oltre a quella di Villanova vi sono altre immagini dedicate all’acqua, incanalata da monumentali fontane, o vigorosa e indomita, come quella dei fiumi in piena delle campagne sarde. Nei grigi delle foto, che si ripetono all’infinito, sono anche ritratti alcuni poeti viventi, come la figura ieratica di tiu Peppe Sozu, di Bonorva, o come l’intenso primo piano su Nicola Farina, di Orgosolo, o, ancora, il giovane poeta di Irgoli, Giuseppe Porcu. L’emblema della mostra sembra però essere una foto che, secondo Pillonca, ritrae la Terra Sarda, materna dispensatrice, interpretata dalle spine del fico d’india che si mescolano ai delicati fiori di mandorlo.
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