Si procederà con lo sgombero del campo rom di Fertilia e il trasloco in un terreno poco distante (sull'altro lato della strada provinciale). Le parole del vicepresidente del Comitato di Quartiere, Riccardo Moni in attesa della riunione convocata per sabato
ALGHERO - Si procederà con lo sgombero del campo rom di Fertilia, ora non resta che sapere i tempi del trasloco della comunità nel nuovo insediamento. Si tratta di un terreno poco distante da quello attuale in località Arenosu, che coincide in parte con lo stesso individuato nella passata legislatura dall'ex sindaco Marco Tedde «ma senza alcun esproprio e nessun interessamento dell’area di proprietà privata» tengono a precisare dal Comitato di Quartiere di Fertilia che ha programmato per sabato un incontro in borgata con la cittadinanza per raccogliere repliche e istanze [
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Anche se non occorre certo essere indovini per captare gli umori della popolazione giuliana sull'argomento e pur riconoscendo l'urgenza della situazione - il trasferimento lo si deve attuare entro i 90 giorni ex lege per l'inagibilità attestata del campo - il vice presidente Riccardo Moni non usa giri di parole per esprimere la sua contrarietà e quella dell'organo che rappresenta: «il Comitato ritiene inopportuna quella sistemazione e quel sito che non differisce in nulla da quella attuale (insiste sempre e solo su Arenosu e Fertilia) se non che è un centinaio di metri più distante e dall’altra parte della strada statale. Tutte le altre pregiudiziali a tale insediamento rimangono intatte e sempre lì presenti; dalla mancanza dei più elementari servizi alla pericolosità di reiterazioni di certe attività illegittime, alla pericolosità per la incolumità delle persone per muoversi da e per il campo lungo una strada statale ad alta percorrenza di traffico».
Un problema quello dei rom che passa innanzitutto attraverso la loro integrazione nel territorio, progetto su cui ha insistito la campagna elettorale del centro-sinistra che si ritrova stretta dall'emergenza di una situazione non più sostenibile, i fondi da cui attingere e le idee che non trovano la forza di concretizzarsi. Dall'altra c'è una comunità, quella fertiliana, stanca di vivere ai margini di un ghetto diventato nel tempo una bomba ecologica. «Si tratta di un ambito complesso» è la conclusione di Moni che ricorda la mole di direttive europee e stratificazioni di norme nazionali, regionali e locali ma soprattutto «di una materia che riguarda essere umani, da una e dall’altra parte, che piaccia o no».