Red
18 luglio 2005
E´ finito il tempo dei capi-popolo venatori La Regione Sardegna, per la prima volta, ha licenziato un calendario equilibrato
«Auspichiamo nuovi decisi passi nella medesima direzione, ad iniziare dalla pianificazione faunistica, dalla realizzazione concreta del legame cacciatore - territorio, dalla lotta sempre più determinata al bracconaggio»
CAGLIARI - «Il calendario venatorio recentemente licenziato dal Comitato regionale faunistico ed oggetto del relativo decreto assessoriale esprime, per la prima volta, una visione equilibrata della gestione della fauna selvatica, non più esclusiva "preda" del mondo venatorio, ma finalmente indirizzata ad essere realmente "patrimonio della collettività", così come previsto dalla legge e dal buon senso». A sostenerlo è Stefano deliperi, portavoce delle associazioni ecologiste Amici delle Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico. Decurtazione del periodo di caccia, previsione di un periodo di "silenzio venatorio" per permettere l´acclimatazione dell´avifauna migratrice, soppressione della pre-apertura alla tortora sono soltanto alcune delle principali decisioni che tendono una buona volta a mettere quale obiettivo fondamentale quello della salvaguardia ed incremento delle popolazioni faunistiche. I pareri provenienti dalle Istituzioni tecnico-scientifiche (Istituto nazionale per la fauna selvatica - I.N.F.S. e Istituto regionale per la fauna) e dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale hanno richiesto una seria contrazione dei carnieri potenziali e dei periodi di caccia. Non convincono per niente, quindi, le proteste e gli strali provenienti dai noti dirigenti e politici del mondo venatorio. «Costoro, lungi da poter apportare argomentazioni giuridiche o scientifiche, appaiono "orfani" soprattutto di una cosa: la possibilità di "dettare" il calendario venatorio all´assessore regionale di turno, così come è avvenuto in passato. Basterebbe ricordare la lunga serie di pronunciamenti dei Giudici amministrativi (T.A.R. Sardegna e Consiglio di Stato), le procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea, le pronunce della Corte costituzionale e della Corte di Giustizia che hanno censurato ed annullato, su ricorsi delle associazioni ecologiste più determinate, calendari venatori e provvedimenti di "caccia in deroga" in palese violazione delle disposizioni vincolanti derivanti dalle normative comunitarie ». L´approvazione del calendario venatorio 2005-2006, sostengono le associazioni ambientaliste, costituisce un forte segnale di tendenza positivo per la conservazione della fauna selvatica: «auspichiamo nuovi decisi passi nella medesima direzione, ad iniziare dalla pianificazione faunistica, dalla realizzazione concreta del legame cacciatore - territorio, dalla lotta sempre più determinata al bracconaggio».
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