S.A.
11 febbraio 2013
Artigianato: -3mila imprese sarde in 4 anni
Il trend negativo nei comuni: tra i peggiori Sassari, Quartu, Cagliari e Capoterra. Il grido di allarme di Luca Murgianu, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna
CAGLIARI - «Cancellata, chiusa, fallita,in liquidazione, estinta. Trovare 3.069 sinonimi per tutte le imprese artigiane che nel 2012 in Sardegna hanno alzato bandiera bianca, è difficile e doloroso. Trovare un perché alle 1.057 imprese (saldo tra chiuse e aperte nel 2012) “cancellate” dalla pubblica amministrazione insolvente, dalla burocrazia devastante, dalle tasse tentacolari e dalla politica inconsistente è altrettanto duro e pesante: questi numeri sono un fallimento di tutto il sistema». Così Luca Murgianu, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, commenta i numeri del rapporto sulla “Demografia delle imprese artigiane nel 2012 e nel lungo periodo”, realizzato dall’Ufficio Studi Nazionale di Confartigianato che ha elaborato i dati
Movimprese-Unioncamere 2009-2012.
Dati. Nel 2012, il tasso di sviluppo del comparto artigiano della Sardegna è stato del -2,54% (2.012 iscrizioni, 3.069 cessazioni, -1.057 saldo netto per un totale di 40.098 imprese artigiane). Il tasso di sviluppo cumulato 2009-2012, ovvero il rapporto iscrizioni/cessazioni degli ultimi 4 anni, è del -7,48%. In entrambi i casi, l’Isola è all’ultimo posto delle classifiche nazionali. Pessimi anche i dati del 2012 relativi ai settori manifatturiero, costruzioni e servizi: il primo è calato del 2,69%, il secondo del 3,11% mentre il terzo ha perso l’1,89% delle imprese. Ancora più dura la comparazione dei dati del quadriennio 2009-2012: il manifatturiero ha visto la scomparsa del 9,37% delle imprese, l’edilizia il 7,91% mentre i servizi il 6,01%.
Province. Nell’ultimo anno, tra le “vecchie” province, Nuoro perde 225 imprese, ovvero il 2,95% del proprio tessuto artigiano (rapporto tra iscritte e cessate 2007-2012: -351), Sassari cede 402 imprese, -2,71%, (rapporto tra iscritte e cessate 2007-2012: -718), a Cagliari ne scompaiono 350, il -2,25% (rapporto tra iscritte e cessate 2007-2012: -1.262) mentre Oristano il saldo si attesta sul -80 imprese, il – 2,23% (rapporto tra iscritte e cessate 2007-2012: -220). Tra tutti i comuni della Sardegna, sempre nel 2012, la città che ha visto il maggior saldo negativo (numeri assoluti) è Sassari con -121 imprese (-3,72%). Segue Quartu Sant’Elena con -38 imprese (-2,69%), poi Cagliari – 35 (-1,09%), Capoterra -25 (-6,44%), Tempio Pausania -22 (-4,52%), Ittiri -22 (-7,26%), Arzachena -19 (-2,64%), Carbonia (CI) -18 (-3,47%), Salargius -17
(-2,84%), Porto Torres (SS) -15 (-3,11%), Oristano -15 (-1,97%), Nuoro -10 (-0,98%). In percentuale Ittiri registra un crollo del -7,26%, segue Tempio Pausania registra un crollo del -4,42%, seguito da Sestu con un decremento del -3,90%.
«Se analizziamo bene i dati, non è solo un problema degli ultimi 4 anni – riprende Murgianu – ma questo trend negativo è iniziato nel 2007 dopo un periodo di crescita e di prospettive per tutti”. Poi è scoppiata la bolla immobiliare degli Stati Uniti, la crisi della Finanza che si è trasformata nella crisi del credito, che a sua volta ha travolto l’Europa e i suoi Stati, che alla fine della sua folle corsa si è tramutata, soprattutto in Italia, in austerity, tasse e costo esasperato del lavoro e conseguente Pil negativo e disoccupazione». «Sinceramente con questi numeri, con le imprese che si cancellano da un giorno all’altro – continua il Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna - è difficile anche studiare e proporre una realistica programmazione del settore e della formazione del personale». L’unica soluzione che crediamo realistica, e che stiamo chiedendo ai partiti che andranno al Governo – conclude Murgianu – è che vengano
affrontate nel minor tempo possibile le questioni relative alla Vertenza Entrate, al Patto di Stabilità, ai tempi di pagamento e alla sburocratizzazione del nostro sistema. Senza risolvere queste questioni fondamentali, in Sardegna non ci potrà più essere sviluppo
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