Il compositore algherese Diodato Arru interviene ancora nel merito della guerra dei decibel scoppiata ad Alghero e punta il dito sulla politica che deve assumersi la responsabilità delle scelte in materia di norme e programmazione
ALGHERO - Già nei mesi scorsi, nel pieno della cosiddetta “guerra dei decibel” che ha caratterizzato la stagione estiva algherese 2012,
Diodato Arru compositore e musicista, impegnato nel panorama artistico europeo nella produzione e divulgazione della musica del nostro tempo aveva parlato in maniera esplicita di “schiamazzi” che nulla avevano a che fare con la musica. In questa nuova intervista affronta altri aspetti: in particolare l’indirizzo politico della programmazione culturale.
Arru affronta il problema partendo dalla «“pigrizia” uditiva dei giovani e dei meno giovani che nasce da una inadeguata capacità all’ascolto che scade nel rumore e nell’inquinamento acustico». «Viviamo in una società di sordi - spiega il compositore - così come viviamo in una società di ciechi, siamo sopraffatti da una parte dai rumori, dall’altra da un’overdose di immagini. Questa condizione elimina la possibilità di godere dell’esperienza musicale e visiva». Non si tratta di rinunciare al divertimento è il messaggio dell'artista: «Il divertimento dei giovani è un sacrosanto diritto».
Il musicista, tuttavia, offre esempi virtuosi antichi e recenti: - dalla «Salisburgo ai tempi di Mozart» al «carnevale di Tempio». «Molto diversa - chiarisce - è la situazione nella quale ci si è trovati ad Alghero nel corso dell’estate scorsa: solo rumore, quando viene a mancare la programmazione e l’indirizzo di chi amministra». Per questo conclude Arru «è certamente la politica che deve assumersi la responsabilità di fare delle scelte che qualifichino l’offerta turistica senza abdicare al Karaoke».
Nella foto: Diodato Arru