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S.A. e G.M.Z. 5 gennaio 2013
Zero movida, solo rumore: Alghero piange
Decibel, intrattenimento notturno e non solo, turismo: i temi di una discussione che prosegue nel Quotidiano di Alghero e che coinvolge sempre più lettori, con un unico assente: la classe politica
Zero <i>movida</i>, solo <i>rumore</i>: Alghero <i>piange</i>

ALGHERO - Dalla "guerra dei decibel", scoppiata fragorosamente la scorsa estate per la deregulation completa nel settore dell'intrattenimento notturno, al turismo il passo è breve: lo ha dimostrato la discussione generata sul Quotidiano di Alghero dallo sfogo dell'architetto-imprenditore, Nunzio Camerada, che vorrebbe lasciare la città e dirigersi verso altri lidi. Solo l'ultimo atto di una riflessione che va avanti da mesi, anzi da anni, con un unico grande assente: la classe politica. Capita così che nel 2013 ad Alghero "piangano" proprio tutti, seppur con differenti motivazioni: residenti, gestori di attività e popolo della notte.

Gli fanno eco l'avvocato Guido Rimini, Pasqualina Lobrano e Giovanni Oliva. Tutti convinti che il rispetto delle regole rimanga alla base di una convivenza comune, ma anche consci che chi avrebbe dovuto innovare e gestire dinamiche ed esigenze che cambiano, nell'ultimo decennio si è trovato clamorosamente inerme. E così un settore comunque vitale per l'economia turistica cittadina si ritrova a navigare al buio, senza guida ne certezza. Il «rumore» è solo una faccia della medaglia dell'Alghero by night, che si è persa negli anni, e per trovarne le motivazioni è necessario fare riferimento a più aspetti.

La concorrenza di altre località (nell'isola o altrove), la scarsa competitività delle strutture; l'insufficiente programmazione e promozione del territorio. E su tutto la crisi (che però è fenomeno più recente), la mancanza di un quadro certo di normative applicabili, di una collocazione anche urbanistica della "movida". Ma come spesso suggeriscono i lettori è «l'anima» a mancare in questo angolo di Sardegna, che aveva scelto di non diventare la Costa Smeralda dell'Agha Kan negli anni '60, e che nei lustri successivi, al contrario, non ha capito cosa e come voler crescere, a dispetto di un territorio invidiabile.

«Manca la mentalità e la competenza generale» dice qualcuno, persino in una città dove non si applica «una politica dei prezzi». «Siamo fatti per i low cost» dice qualche altro, dimenticando che il mercato dei vari Ryanair e Easy Jet è variegato ed esigente: risparmia sul prezzo del volo ma godendosi intrattenimenti - di vario tipo si intende, dallo sport alla cultura fino alla vita notturna - e servizi sul posto. Allora «si riparta da quelli»: è il suggerimento di chi opera nel settore e in un indotto che in una località turistica si estende dal bar in centro al supermercato di periferia. E se la politica, dall'ambito locale a quello nazionale, equivale etimologicamente al governo della "cosa pubblica": abbia il coraggio di amministrarla. Gli algheresi, dal più piccolo al più grande, facciano il resto. Rispettando le regole, s'intende.



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