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Gianni Marti 27 maggio 2005
Cici Peis: «il referendum potrebbe non risolvere il problema dell’inquinamento»
«Mi sforzo per far capire che il referendum rischia di essere solo uno strumento contro alcune produzioni industriali che senza l’approvvigionamento dei rifiuti che sono veramente”materia prima” di lavorazione sarebbe costretta a chiudere e a licenziare i lavoratori»
Cici Peis: «il referendum potrebbe non risolvere il problema dell’inquinamento»

ALGHERO – Si avvicina la data dei Referendum. Il 12 e il 13 giugno saranno cinque i quesiti proposti, quattro dei quali riguarderanno la fecondazione assistita e uno la questione legata ai rifiuti speciali e all’abolizione delle disposizioni del comma 19 bis dell’articolo 6 della L.R. del 24 aprile 2001, che permette di lavorare rifiuti extra-regionali da utilizzarsi “esclusivamente” quali “materie prime” nei processi produttivi degli impianti industriali sardi già operanti prima del 2001 e “non finalizzati al trattamento e allo smaltimento”. A questo proposito interviene, con un comunicato stampa, il presidente dei D.S. Sinistra Federalista Sarda di Alghero, nonché segretario Provinciale UIL chimici, Cici Peis il quale chiarisce da subito che il suo intervento non ha come scopo quello di difendere d’ufficio il settore industriale, avendoci lavorato per trent’anni, ma solo chiarire cosa è un rifiuto speciale, chi lo produce e le implicazioni che una confusione dei termini può generare, con un voto non consapevole, nell’economia regionale. Spiega, poi, che oggi è necessario operare per ridurre la produzione dei rifiuti, ottimizzare i processi di recupero privilegiando il riutilizzo, andando a sanare, con le bonifiche, gli sconci fatti quando la cultura ambientalista non era così alta e pagata quasi interamente dai lavoratori stessi che più di altri ne hanno subito i danni e combattuto per affermare le attuali normative in tema di tutela della salute e dell’ambiente.
«Si tratta di rifiuti e non di “scorie nucleari“ – spiega il presidente D.S. - il cui tentativo del governo Berlusconi di portare a stoccaggio definitivo nelle miniere chiuse della Sardegna le scorie radioattive delle Centrali Nucleari, venne sdegnosamente respinto dal popolo sardo. Si deve capire che rifiuto è ogni cosa che anche i cittadini ogni giorno buttano, come la plastica, il vetro, il legno, i tessuti, i metalli, la carta, il cartone, materia organica e quant’altro, ed è quantificabile in oltre mezza tonnellata/anno per abitante. Quelli speciali – continua - sono prodotti dalle lavorazioni nel comparto metallurgico a Portovesme, in quello dell’industria chimica a Cagliari, Ottana e PortoTorres (molto ridimensionata dopo le crisi nel settore), del polo petrolifero di Sarroch; inoltre dall’industria alimentare nelle numerose aziende lattiero-casearie, nelle attività legate alla lavorazione del marmo e del granito e nella produzione dell’energia». Settori questi che incidono per oltre la metà della produzione di rifiuti speciali, mentre il resto viene dalle attività commerciali, artigianali e dei servizi. «C’è una produzione enorme di rifiuti di natura solida, di fanghi e scorie metallurgiche. Quelli liquidi sono di piccola entità, che pongono il problema, forse insufficiente, dello smaltimento e degli stoccaggi nelle discariche» chiarisce Peis e aggiunge che i rifiuti sono soprattutto di natura non pericolosa e che la quantità dei pericolosi è minima (15.000 t su 2.200.000), che resta comunque un dato non trascurabile. «La Sardegna esporta in ambito extra-regionale parte dei residui della produzione energetica (ceneri e gessi) e nel settore chimico (peci fenoliche e sino a poco tempo fa le acque di falda ora depurate in loco). Sarebbe quindi utile ridurre alla fonte, per quanto possibile, la produzione dei rifiuti,ottimizzando i processi tendenti al recupero e al riutilizzo dei rifiuti nel processo produttivo stesso o creare attività in grado di recuperare o riutilizzare i rifiuti di terzi.
Mi sforzo per far capire – puntualizza Cici Peis - che il referendum rischia di essere solo uno strumento contro alcune produzioni industriali che senza l’approvvigionamento dei rifiuti che sono veramente”materia prima” di lavorazione sarebbe costretta a chiudere e a licenziare i lavoratori e non risolverebbe il problema dell’inquinamento vero che è dato, a mio giudizio, dall’arrivo “illegale” di sostanze tossiche e nocive, spesso radioattive, che in Sardegna, come in tante altre parti dell’Italia vengono scaricate e o abbandonate in discariche abusive». Secondo il Segretario Provinciale UIL chimici, il referendum non impedirà azioni illegali delle cosiddette eco-mafie, per le quali sostiene che ci vorrebbero controlli più severi ed efficaci.
Certo i problemi legati alle tematiche ambientali non finiscono qui, ma vanno evitati gli indirizzi superficiali su questioni che invece sono di grande complessità. «Per le mie responsabilità nell’ambito politico e sindacale –conclude Cici Peis - porterò questo mio piccolo contributo, non per orientare il voto che i cittadini vorranno esprimere o meno, semmai per allargare il campo di analisi per un eventuale voto referendario, a mio giudizio non risolutivo e dannoso, almeno un po’ più consapevole».

Nella foto: Cici Peis



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