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Monica Caggiari 3 maggio 2005
In mostra a Palazzo Sciuti le opere di Angelo e Mario Ricciu
Il palazzo della provincia di Sassari ospita spesso mostre e collettivi di pittori sardi. Spesso proprio, per dar loro visibilità e per promuovere l’arte contemporanea dei sardi, si tratta di artisti poco conosciuti o agli esordi, le cui opere s’affiancano alle mostre permanenti dei “grandi”, visitabili nelle salette espositive di Palazzo Sciuti
In mostra a Palazzo Sciuti le opere di Angelo e Mario Ricciu

SASSARI - Dallo scorso 26 aprile è in mostra al primo piano della sede delle autorità provinciali una mostra di particolare pregio. In questo caso si tratta di due artisti di Bulzi, Angelo e Mario Ricciu, rispettivamente padre e figlio, che per la prima volta hanno deciso di esporre alcune delle loro opere insieme. Mario Ricciu, giovane talento dell’Accademia delle Belle Arti turritana, espone per la prima volta le sue opere dai colori della terra e del lavoro agreste. I quadri del giovane, che vanta una lunga frequentazione della pittura, studiata già nel Liceo artistico di Tempio, mette in mostra tecniche raffinate, che mescolano, con sapienti accenni, note del cubismo più recente con un particolare gusto plastico d’avanguardia, che in alcune opere si concretizza con la fuoriuscita del tema portante attraverso l’utilizzo di bassorilievi. Alcuni abbinamenti acerbi rivelano poi la ricerca di un’identità pittorica tutt’altro che conclusa e anzi in evidente evoluzione.
Un evoluzione che invece appare palese e completata nelle opere del padre, Angelo Ricciu, che non è certo uno sconosciuto agli intenditori. Anzi. Le opere del pittore–poeta–scrittore di Bulzi sono ben note e in molti staranno già abbinando il nome alla pagina tre della Nuova Sardegna, che, quando ancora rivestiva quel ruolo, fu occupata per una diecina anni dai racconti, i contos, del pedagogo Ricciu. Alla lunga serie di scritti, degni delle più raffinate emeroteche, s’aggiungono due opere di narrativa e numerose opere pittoriche. Ma qualcuno potrebbe restare ben sorpreso dall’inaspettata metamorfosi pittorica di Ricciu, le cui opere in mostra si discostano decisamente dai paesaggi e dai ritratti fin’ora prodotti. Le pareti coperte dalla pittura di Angelo Ricciu, classe 1935, rivelano un fiorire, anzi uno schizzare frenetico e movimentato di colori e di veri e propri spruzzi e strisciate astratti. Nulla sembra essere studiato e costruito e ai visitatori potrebbe sembrare di entrare in una galleria d’arte dei sobborghi newyorkesi più coloriti. E invece è tutto regolamentato. Con precisione e tecnica le colate si aggiungono, andando a completarsi per dare, allo sguardo più attento, la visione intrinseca dell’opera. Una visione con la quale l’artista ha dato una decisa svolta al suo stile, quasi volesse comunicare la voglia di rimettersi in gioco, regalandosi a 70 anni il gusto per i colori sgargianti e accesi e dimostrando la serenità di vivere, giustamente, ancora con effervescenza la sua maturità.



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