Luciano Uras
27 maggio 2012
L'opinione di Luciano Uras
Referendum, decreto e dimissioni
Non violerò la Costituzione Repubblicana e lo Statuto di Autonomia Speciale su cui ho giurato – Non lo faro per nessuna ragione. Tanto meno per raccogliere un consenso populista e demagogico. Ho invitato tutti a votare in occasione della consultazione referendaria. Questo è agli atti. E’ nella piena conoscenza di tutti. Ho votato “no” e ho invitato a votare “no” sui quesiti relativi alle Province. Gli effetti derivanti dalla cancellazione delle Province in Sardegna fuori dalle procedure stabilite dalla Costituzione e dalla legge determina danni gravissimi sul piano economico e sociale, riduce i servizi ai cittadini in materie delicate come l’istruzione superiore, la formazione professionale, la tutela dell’ambiente, l’inserimento lavorativo, soprattutto dei soggetti svantaggiati.
Questo è ciò che penso. E per questo pare sia diventato un nemico dei referendum, e insieme ad altri esponenti politici e delle istituzioni il bersaglio di insulti pesanti e offensivi. Il problema sarebbe quello delle consultazioni sulla soppressione delle Province. Non quelle sui Consigli di amministrazione degli Enti, sulle indennità consiliari e neppure quella sulla Costituente per la scrittura del nuovo Statuto. Ebbene sappiano tutti i sardi che gli esiti del referendum sono nella potestà del Presidente della Regione Ugo Cappellacci. Il quale se vuole può già da giorni promulgare il relativo decreto dichiarativo. Cosa aspetta? Ha forse paura di essere conseguente alle sue dichiarazioni ridondanti sulla lotta alla “casta” degli amministratori locali? O di perdere il posto di Presidente ai sensi dell’articolo 126 della Costituzione? Perché non nomina d’imperio i liquidatori delle pubbliche amministrazioni legittimamente costituite, come fa con Enti, Agenzie, Società controllate e partecipate della Regione, senza neppure verificare il possesso dei relativi requisiti professionali e di esperienza?
E’ comodo apparire e scomparire. Tirare la pietra e nascondere la mano. Usare la pubblicità istituzionale, ovvero il danaro pubblico per l’informazione di tutti, per promuovere se stessi. E poi lasciare a coloro che sono responsabili l’onere di rimediare ai danni gravi che ha prodotto. Lasciare al Consiglio Regionale il compito di aggiustare il guasto. Lui troverà il modo di essere da qualche altra parte, a fare altro piuttosto che partecipare alla soluzione dei problemi. Si dimetta Presidente, trascini nelle sue dimissioni l’intera sua maggioranza, si restituisca la parola al Popolo perché l’assemblea dei sardi possa trovare nuova legittimazione, un programma efficace di governo per uscire dalla crisi, infine un Presidente più capace, più presente, più coraggioso.
*Consigliere regionale
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