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P.P. 30 aprile 2012
«Tagliare i costi della politica»
Il coordinamento cittadino di Api e la lista civica "C´è un Alghero migliore" invitano ad andare a votare si al prossimo referendum del 6 Maqgio. Voto decisivo per lo snellimento della macchina amministrativa e per il rilevante risparmio delle casse della Regione
«Tagliare i costi della politica»

ALGHERO – La Sardegna si prepara al prossimo referendum previsto per domenica 6 Maggio, giornata in cui i seggi resteranno aperti dalle 7 alle 22.00. Fioccano già le polemiche anche ad Alghero da parte di partiti e libere associazioni di cittadini, per come sia sfumata l’invocata election day. «Denunciamo il fatto che non si è voluto istituire in questo giorno l’accorpamento del referendum con le elezioni amministrative in un’unica data. Questo avrebbe fatto risparmiare alla Regione tanti soldi e avrebbe garantito al referendum il raggiungimento del quorum necessario» dichiarano dalla lista civica “C’è un’Alghero migliore”.

«Noi crediamo che i dieci quesiti referendari siano un’occasione unica per tagliare i costi della politica e dare una svolta riformatrice alla struttura della nostra Regione, ma questo potrà avvenire solo se si raggiungerà il quorum» - spiegano dalla lista civica e chiariscono- «per essere valida la votazione necessita che un terzo(33,33%)degli elettori aventi diritto si rechino al seggio». "C'è un Alghero migliore" invita a votare quattro si ai quesiti 1,2,3,4, fondamentali per abrogare la legge istitutiva delle nuove quattro province.

Il Comitato provinciale di Alleanza per l’Italia consiglia a tutti i propri aderenti e simpatizzanti di andare a votare, mentre esprime un forte e convinto rammarico nei confronti del partito dei Riformatori Sardi. «Usufruiscono dei benefici che comporta il posto in maggioranza e allo stesso tempo promuovono un referendum, che potevano essi stessi approvare con leggi regionali - dichiarano da Api e attaccano - e’ bene ricordare che i 10 referendum costeranno ai Sardi circa 3 milioni di euro».

Si andrà a votare per l’abolizione delle nuove province (Carbonia-Iglesias, del Medio Campidano, dell’Ogliastra e di Olbia-Tempio), abolizione province storiche (Sassari, Cagliari, Nuoro, Oristano), l’abolizione dei consigli di amministrazione degli enti regionali, riduzione dei consiglieri regionali da 80 a 50 e taglio degli stipendi, riscrittura dello statuto regionale sardo tramite assemblea costituente, elezione diretta del presidente della regione.



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