Stefano Idili
25 marzo 2005
Antonio Simon Mossa, l’architetto che cambiò il volto di Alghero
Quanto l’architetto Simon ha dato alla nostra città è ancora ben visibile, basti pensare ad alcune delle icone della nostra città, come la cupola policroma di San Michele o l’Escala del Cabirol, a molti edifici pubblici come l’Ospedale marino e l’aerostazione civile, o ai caratteristici ed ammirati alberghi della nostra costa, dall’hotel El Faro al Baia di Conte
ALGHERO – Importante studio sull’architetto “algherese” Antonio Simon Mossa. Il volume pubblicato da Raffaele Sari Bozzolo, vede un’interessante e sentita introduzione redatta dal Prof. Giuseppe Serra, che abbiamo voluto, in parte, riportare. “Antonio Simon Mossa ad Alghero. Tracce di una vita appassionata” è il titolo dello studio, edito dalle Edizioni del Sole, che Raffaele Sari Bozzolo ha voluto dedicare ad uno dei personaggi più eclettici, illuminati ed illuminanti del panorama culturale sardo. Il prof. Serra, nella sua prefazione, indica al lettore quale è il percorso di approfondimento che Sari Bozzolo ha voluto intraprendere nell’analisi della vita e delle opere di Simon Mossa. Questa rappresentata, ha scritto Serra, è una parte di uno studio più vasto che da anni, Sari Bozzolo, sta sviluppando sull’operato e sul pensiero di Simon Mossa, scegliendo, in questo volume, di ricostruire le vicende di quel intenso rapporto privilegiato che sempre intercorse tra l’architetto sassarese e la nostra “ciutat”. Il testo “Antonio Simon Mossa ad Alghero. Tracce di una vita appassionata” parte con un passo biografico per addentrasi poi nell’analisi dei molti campi d’azione di Simon ad Alghero, per Alghero. Antonio Simon nasce nel 1916 a Padova da una famiglia dell’alta borghesia sassarese, con illustri e nobili origini d’entrambi i genitori. Il prof. Serra, sempre nell’introduzione, ci indica come tra la famiglia Simon e Alghero c’è già un legame lontano che per il giovane Antonio si materializza però nelle lunghe estati trascorse al Lido e cresce in lui come un vero e proprio irresistibile innamoramento. Quando ancora studente universitario partecipa ai Littoriali del Cinema, li vince con una sceneggiatura intitolata “Vento di terra” e ambientata interamente ad Alghero; intervistato in radio coglie l’occasione per parlare a ruota libera della sua “Barceloneta”. L’innamoramento è già maturo e da lì a poco avrebbe dato i suoi frutti migliori. La vita di Simon si consumerà rapidamente ma con incredibile intensità: sarà architetto di grande fama, ma anche giornalista, ideologo sardista, paladino della cultura sarda ed algherese, appassionato di cinema e di archeologia, poeta e pittore, sempre con risultati di grande qualità, di valore assoluto. Tra i suoi molteplici interessi conservò però sempre un posto centrale e di privilegio la “sua” Alghero. Quanto l’architetto Simon ha dato alla nostra città è ancora ben visibile, basti pensare ad alcune delle icone della nostra città, come la cupola policroma di San Michele o l’Escala del Cabirol, a molti edifici pubblici come l’Ospedale marino e l’aerostazione civile, o ai caratteristici ed ammirati alberghi della nostra costa, dall’hotel El Faro al Baia di Conte. Il prof. Serra rileva che noi algheresi dobbiamo recuperare oggi alla memoria collettiva quanto ancora avrebbe voluto e potuto dare non solo come architetto (si veda il suo Piano Regolatore del 1959 “insabbiato” nelle paludi burocratiche e politiche), ma anche come geniale innovatore e promotore in tutti i campi della sua azione e del suo interesse. Simon aveva un’inconsueta visione d’insieme, riusciva ad elaborare le sue idee con un parallelismo perfetto tra il suo impegno politico, la sua lotta per la difesa delle minoranze linguistiche (dal sardo all’algherese, dal ladino al galiziano) e le sue passioni artistiche, spendendovi tutte le sue energie con la disinvoltura e il passo proprio dei grandi spiriti. Pere Català i Roca, uno dei più grandi amici che Alghero possa vantare in Catalogna, memoria storica di un periodo fondamentale della storia culturale della nostra città, definisce Simon “l’uomo dalla più vasta cultura mediterranea che abbia mai conosciuto”. Uno di quei giganti sulle cui spalle dovremmo saperci arrampicare per costruire il nostro futuro e lo sviluppo delle nostre conoscenze. Eppure, così conclude la sua prefazione il Prof. Serra, Sari Bozzolo constata che di Simon sanno solo gli addetti al lavoro e forse neppure tutti tra quelli, se l’unica memoria che ne viene oggi tramandata è l’intitolazione di una lunga, trafficata e triste via cittadina.
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