Neria De Giovanni
2 dicembre 2011
L'opinione di Neria De Giovanni
Il mio addio a Christa Wolf
Ho conosciuto Christa Wolf a Palermo, nel 1990, quando vinse il prestigioso Premio Mondello. In quei mesi era stata preceduta da una polemica infuocata nella quale fu difesa soltanto dal Premio Nobel Gunter Grass, suo amico di sempre. Il muro di Berlino era appena caduto e la riunificazione delle due Germanie scuoteva l’opinione pubblica mondiale. Christa Wolf ebbe il coraggio di uscire dal coro, e denunciare i disagi enormi che l’allora Germania dell’est avrebbe incontrato entrando così bruscamente nella logica di mercato della Germania Ovest. La scrittrice, pur respirando l’aria di libertà dopo la caduta definitiva del comunismo tedesco, non accettava il consumistico abbandono alle sole ragioni di mercato delle società occidentali.
Così lei, e Gunter Grass, furono tra i pochissimi a restare scettici davanti all’euforia dominante, mettendo in guarda i tedeschi del pericolo di perdere contatto con la propria cultura per seguire le “sirene” dell’occidente americanizzato! Ma per me conoscere Christa Wolf fu un’emozione fortissima, perché vedevo in lei l’autrice di uno dei libri più affascinanti e profondi che abbia mai letto, Cassandra, la profetessa che sul carro dei vincitori, rassegnata al suo destino di prigioniera e schiava, rivive la storia della caduta di Troia. Per la prima volta eroi come Enea, Achille, Ettore, la guerra tutta veniva raccontata attraverso lo sguardo di lei, senza trionfalismi ma con dolorosa attualizzazione, perché ovunque e per sempre nel mondo ci sono e ci saranno, guerra, vincitori e vinti.
Splendida Cassandra, splendido libro! Ho visto in Christa Wolf, una donna dura, per niente incline al sorriso. Soltanto dopo, ripensando a quei particolari giorni, ho capito che il suo era un atteggiamento di difesa verso gli attacchi, anche della stampa italiana, contro la sua posizione politico-culturale. Eppure mi volle accanto a lei a pranzo e camminò al mio fianco durante la visita guidata ai luoghi culturali di Palermo. Christa Wolf resterà sempre con noi, come tutti i grandi scrittori, i classici del nostro pensiero, lei che con Guasto fu il primo scrittore a concepire un romanzo in cui il dolore privato della protagonista - la malattia improvvisa del fratello - si unisce al dramma pubblico di Chernobyl. Guasto della centrale nucleare e guasto nel cuore della protagonista che attende l’esito dell’operazione che dovrebbe salvato il fratello proprio nelle stesse ore in cui si apprende del disastro nucleare. Soltanto una donna poteva accostare un dolore privato con un dolore sociale, dimostrando che il dolore, come l’amore, è veramente universale!
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