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Alguer.itnotiziealgheroCulturaLetteratura › Ritratti di vite e di popoli nei romanzi di J.M. Fajardo e Karla Suàrez
Monica Caggiari 17 marzo 2005
Ritratti di vite e di popoli nei romanzi di J.M
Fajardo e Karla Suàrez
«Figure degne d’essere ricordate. Vite memorabili per quanto hanno avuto di terribile, crudele affascinante, esagerato». Si riassume così il libro di José Manuel Fajardo, giornalista spagnolo, che ha presentato nella Sala Convegni del Chiostro il suo “Vite esagerate”, ed. Guanda, una raccolta che riassume, in 22 ritratti, le vite reali e surreali di scrittori, musicisti, gangster e quant’altro
Ritratti di vite e di popoli nei romanzi di J.M. Fajardo e Karla Suàrez

ALGHERO - Si tratta di brani scritti e pubblicati, nell’arco degli ultimi 12 anni, per il quotidiano “El Mundo”, le riviste spagnole “Cambio 16” e “Clarín” e per la colombiana “Gattopardo”, ai quali si aggiungono tre inediti, vale a dire il ritratto di Charlie Parker, Emilio Salgari e Catalina de Erauso. Come Fajardo stesso sottolinea nella prefazione al libro, si tratta di un’opera che riflette il suo lavoro giornalistico e che racchiude al contempo un’attenta analisi delle sue “ossessioni letterarie”. L’attenzione si concentra, così, sull’essenza intrinseca di questi personaggi, le cui vite meritano di essere raccontate, al di là della loro valenza positiva o negativa, perché “frammenti di memoria”, che devono essere ricomposti, per non svanire e perdere la loro funzione primaria, divisa tra l’ammonimento e il paradigma. Una valenza, quella espressa con forza dal giornalista spagnolo, che in questo volume si traduce nell’arduo compito di fornire una chiave di lettura forgiata nel passato, ma immaginata per una comprensione del presente. Perché, come rileva il corrispondente di “El Mundo”, «oggi è ieri – Il passato divenuto memoria ci rivela chi siamo».
Insomma, una letteratura da giornale, come specifica Fajardo, che cavalca vari generi e che non contrappone il lavoro giornalistico a quello letterario, ma che anzi lo rinvigorisce, mantenendolo strettamente collegato a ciò che è l’esistenza e la vita, in primo luogo degli altri che furono.
Al discorso della letteratura rivolta alle esistenze altrui si è anche riallacciato l’altro volume presentato durante la serata al Chiostro. Si tratta dell’opera prima di Karla Suàrez, scrittrice cubana con una vita divisa tra Roma e Parigi, che in questo suo primo lavoro intitolato “Silenzi”, ed. le fenici tascabili, ha voluto per certi versi sfatare i molti luoghi comuni su Cuba, sul castrismo e sull’anticastrismo, per ricomporre “un ritratto autentico di Cuba com’è”, regalando al lettore una storia che rovescia la visione extra–cubana, poco attinente alla realtà, descritta attraverso la storia di una famiglia de L’Avana. Un clan numeroso, lontano anche dagli stereotipi e dai cliché di una retorica da regime.
Un regime, quello di Castro, costantemente contraddetto dalle vicissitudini dei personaggi di “Silenzi”, dove l’assenza di rumori è quella della protagonista, una bambina che diventa adolescente, restando sempre osservatrice, appunto silenziosa, delle ridondanti antinomie della sua famiglia.
Un libro descritto come “agrodolce e godibilissimo”, che tenta di scalzare l’opinione comune su Cuba e cerca di fornire una nuova lettura della contemporaneità, oltre i sigari, i cocktail, Hemingway e le famose spiagge di lunari villaggi turistici, ma con sullo sfondo ancora l’effigie del “Che” e l’ombra barbuta di Fidel.



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