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Daria Chiappe 20 aprile 2011
"Non lasciarmi" il corpo e l’anima dei cloni
Il regista dell´originale pellicola intitolata “Non lasciarmi”, Mark Romanek, tenta di rispondere a questo quesito esponendo la sua visione negativa nei confronti della clonazione umana


ALGHERO - Dal 1932 il mondo comincia a muovere i primi passi nell'attraente campo della clonazione riuscendo a realizzare la copia della nota pecora Dolly. In quell'anno (1997) si pensava di essere pervenuti ad una scoperta sensazionale capace di far fronte ad alcuni problemi dell'umanità, come quello dell'esaurimento delle risorse planetarie. Nonostante questa seducente possibilità però, la clonazione ha generato più timore che entusiasmo. Fortunatamente la scienza non si è mai spinta oltre le clonazioni di specie animali lasciando l'uomo fuori da ogni sperimentazione. Sino ad oggi dunque, la morale ed il buon senso hanno sempre avuto la meglio in tale ambito. Ma se un domani non si riuscisse più a tenere a bada la sete di scoperta della scienza cosa potrebbe accadere?

Il regista dell'originale pellicola intitolata “Non lasciarmi”, Mark Romanek, tenta di rispondere a questo quesito esponendo la sua visione negativa nei confronti della clonazione umana. Attraverso un gioco di apparenza e realtà, ci troviamo calati in un paesaggio idilliaco fatto di antichi casolari e prati verdi in cui passa l'infanzia un gruppo di bambini. Si tratta dell'istituto di Heilsham che erroneamente comprendiamo essere, dapprima un collegio e poi un orfanotrofio. In realtà scopriremo che Heilsham non è altro che una prigione, una gabbia, uno squallido imbroglio per ingenui bambini che sognano la propria vita ma che in realtà non l'avranno mai. Essi non hanno padre, non hanno madre, non hanno una storia ma soprattutto non hanno un futuro. Sono figli dell'egoismo dell'uomo e della bramosità scientifica, generati non per vivere, ma per morire donando gli organi a “veri esseri umani”.

Sì perché loro, pur avendo un cuore, una mente, un'anima e dei sentimenti, sono considerati dalla scienza unicamente come macchine. Lo spettatore dunque, si troverà a seguire con compassione l'avvicinarsi alla morte di tali esseri ed assisterà alla loro crescita vigilata, ai vari tentativi di sottrarsi al triste destino, alla costruzione e alla demolizione di false illusioni. Eppure Kathy, Tommy e Ruth , così come tutti gli altri bambini di Heilsham , non perdono la speranza. S'innamorano, litigano, esplorano nuovi luoghi, maturando pian piano un atteggiamento di rassegnazione che li accompagnerà sino alla morte.
Vediamo, dunque, che, attraverso un affascinante stile inglese, misto di scenografie curate e attenta contestualizzazione, il regista veste i panni di vecchio chiaroveggente e prova a mostrare le conseguenze di un'eventuale clonazione del genere umano. Immediatamente ci si accorge, non solo dell'errore che la scienza compirebbe, ma soprattutto di come la nostra vita non sarebbe e non sia poi così diversa da quella dei cloni. Infatti, il regista del film ci insegna che possiamo pure pensare di vivere più a lungo ma ciò che è fondamentale non perdere di vista è che «tutti noi, prima o poi, completiamo un ciclo senza tuttavia arrivare a comprendere il vero significato della nostra vita». | IL DISCORSO DEL RE | IL CIGNO NERO | QUALUNQUEMENTE



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