A.B.
9 marzo 2011
«Il referendum e il silenzio dei partiti italiani»
Il Direttivo Politico Nazionale del movimento A Manca pro s’Indipendentzia, interviene in vista della consultazione referendaria del 15 maggio
CAGLIARI – Il movimento politco A Manca pro s’Indipendentzia, ha appoggiato la campagna referendaria contro il nucleare promossa dagli indipendentisti di “Sni” e sta coinvolgendo da mesi decine di comunità sarde in questa mobilitazione per la sovranità energetica e politica della cosidetta “nazione sarda”. Il Direttivo Politico Nazionale del movimento, interviene in vista della consultazione referendaria del 15 maggio, puntando il dito contro il silenzio dei partiti nazionali.
«Fin dall’inizio della campagna – spiegano - abbiamo sostenuto che purtroppo soltanto gli indipendentisti si sarebbero impegnati per la vittoria del “Si”. A poco più di due mesi dall’importante scadenza elettorale del 15 maggio dobbiamo constatare che i nostri dubbi sull’impegno dei partiti italiani erano solidamente fondati. Ai partiti italiani, a partire dai partiti di “sinistra” e “ambientalisti”, non interessa assolutamente che il “Si” vinca al referendum e infatti non si stanno impegnando per nulla al di là di vaghe prese di posizione e dell’impegno di singoli militanti e cittadini volenterosi che rappresentano solo l’eccezione che conferma la regola. Perché accade questo? Ormai i partiti italiani allocati in Sardigna sopravvivono di rendita dell’opinione pubblica italianista veicolata dai media televisivi italiani. Totalmente incapaci di esprimere progetti e analisi politiche originali e autonomi dipendono totalmente dalle segreterie romane e dai miti confezionati nei salotti televisivi antiberlusconiani».
«I partiti italiani sono anzi spaventati da una presa di coscienza del popolo sardo sul piano schiettamente nazionale e indipendentista perché questo segnerebbe la fine dei loro privilegi e la necessità di dover tornare a fare militanza politica per guadagnarsi la credibilità e la fiducia che stanno perdendo. È evidente che una vittoria del “Si” scatenerebbe un terremoto politico perché implicherebbe una presa di posizione di fatto del popolo sardo sul terreno della sovranità energetica e dell’autogoverno politico. Una vittoria del “Si” farebbe assumere coscienza alla nazione sarda della sua forza e della possibilità di affrontare il conflitto con lo stato italiano in maniera più determinata, mettendo in discussione i dogmi e i tabù veicolati da sempre dai partiti e dai sindacati italiani. Il compito delle forze indipendentiste è dunque quello di smascherare davanti al popolo sardo il vero ruolo dei partiti italiani e svuotare il materiale umano da questi scatoloni che ancora sopravvivono nella nostra terra solamente grazie al cordone ombelicale finanziario ed ideologico che hanno stretto con lo stato coloniale italiano».
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