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Daria Chiappe 11 febbraio 2011
Qualunquemente: l’aspetto tragi-comico del Paese
Il film che da pochi giorni è arrivato nelle sale cinematografiche italiane lasciando negli spettatori un sorprendente riso amaro. In programmazione al Miramare di Alghero
Qualunquemente: l’aspetto tragi-comico del Paese

ALGHERO - Qualunquemente è il film che da pochi giorni è arrivato nelle sale cinematografiche italiane lasciando negli spettatori un sorprendente riso amaro (in programmazione al Miramare di Alghero). Il regista, Giulio Manfredonia, con l’infallibile aiuto di Antonio Albanese, racconta la storia di Cetto La Qualunque, un uomo disonesto e volgare, che dopo un periodo di latitanza viene richiamato in patria per "salvare il paese dalla legalità".

L’uomo che potrebbe porre fine all’anarchia nella logorante Calabria è De Santis, rivale di Cetto nella lunga lotta alla candidatura a sindaco del paese di Marina di Sopra . La simpatica campagna elettorale e gli intrighi familiari che si susseguono nel corso del film, ci svelano un mondo privo di moralità. La donna viene ridotta ad oggetto del piacere e la regola di vita diventa quella di pensare solo ed esclusivamente a sé. Improvvisamente quella storia, mista di esagerazioni e verità, diventa simile alla nostra.

Sin da subito l’impressione dello spettatore è quella di trovarsi di fronte alla caricatura del proprio del paese: seppure l’immagine appare storpiata se ne riconoscono i tratti caratteristici. Ecco che facilmente scambiamo per nostra la realtà di Cetto, spogliata dei valori più cari. Ecco che immediatamente i personaggi ci appaiono simili a quelli che ingombrano la nostra quotidianità: disonesti, immorali, profittatori. Per questo non ci stupiamo affatto quando Cetto chiama l’amante “Cosa” e la figlia “cosetta”; quando vediamo esclusi dal suo programma politico i poveri e i bisognosi.

Per Cetto le priorità sono altre, come dirà nel momento clou della campagna elettorale: «al Sud non servono le scuole e il lavoro, serve “ o pilo”». Insomma la critica al nostro Paese emerge da ogni dettaglio. Nei “qualunquemente” e ”comunquemente” di Cetto è contenuta l’ignoranza dei più; nelle sue fugaci avventure con le donne, l’immoralità; in ogni suo comportamento, la disonestà.

È un film assolutamente sbilanciato e risoluto nel trasmettere una precisa visione della realtà. E seppure nella sua spudoratezza si inserisce nell’ampio campo del neorealismo. Anche il finale si pone in linea con il messaggio rimarcato in tutto il film: Cetto, fiero di essere com’è e conosciuto da tutti per la sua grezza natura, viene eletto sindaco di Marina di Sopra. La conclusione migliore per ricucire il quadro di un popolo che ancora una volta non sente, non vede, non lotta, ma che si limita a ridere e poi piangere sui propri sbagli.

Nella foto: Antonio Albanese



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