Un lungo applauso ha accolto e ha salutato la salma di Gianmarco Manca nella cattedrale di Santa Maria nei funerali celebrati questo pomeriggio ad Alghero
ALGHERO – Un lungo applauso ha accolto e salutato la salma di Gianmarco Manca nella cattedrale di Santa Maria. Dopo i funerali di Stato celebrati ieri (martedì) a Roma, l’alpino algherese caduto sabato scorso nell’agguato in Afghanistan, è stato circondato dal calore della sua città. Un maxischermo all’esterno ha permesso alle centinaia di persone presenti di assistere alla funzione religiosa anche nella piazza antistante la chiesa.
La bara del soldato del 7° Reggimento degli alpini di Belluno, è coperta dai colori della sua breve vita (aveva 32 anni): la bandiera giallorossa di Alghero, i quattromori della Sardegna, il tricolore italiano e la maglia del Milan. E vicino a lui le sue donne: la sorella Antonella, la mamma Pierina e la nonna, i parenti, gli amici, le forze armate, le autorità politiche e un’immenso seguito di persone.
«E’ un altro e alto prezzo da pagare per questa terra, onesta e fiera, testarda e ospitale» dice il sacerdote nell’omelia. Quella di Gianmarco e dei suoi tre colleghi uccisi nella Valle del Gulistan (Marco Pedone, Francesco Vanozzi e Sebastiano Ville), era una missione speciale (per Manca la quarta), la risposta ad un impegno della comunità internazionale. «Missione di pace» secondo i ministri della Repubblica; poi però in terra afghana si muore, perché le bombe vengono scagliate contro i militari, che al dovere rispondono con la competenza, la forza e la vita.
Una vita autentica – è quella del caduto algherese, vissuta con la consapevolezza e il rispetto del proprio lavoro, ma con l’umiltà di crederlo quasi normale. Ma non lo era, ovviamente. L’importante però era affrontare le difficoltà, non tirarsi indietro e "morire in piedi piuttosto che passare una vita strisciando". Una frase lasciata nel suo profilo di facebook qualche giorno prima di morire, il suo senso di vivere anche dopo la morte. /
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Nella foto: Gianmarco Manca