Alessandro Balzani, contestato da una parte dei consiglieri dal momento dell´elezione, annuncia le dimissioni dal comitato insieme ad altro quattro eletti
ALGHERO - «Quando abbiamo deciso di candidarci eravamo più che consapevoli che non sarebbe stato semplice, sapevamo che per adempiere nel migliore dei modi all’incarico, avremmo dovuto dedicare molto tempo al Comitato, sottraendolo al lavoro personale e alle nostre famiglie. Eravamo consapevoli del fatto che molti non avrebbero gradito tale impegno e saremmo stati bersagliati dalle critiche soprattutto di coloro che prima di noi ci avevano provato, senza risultati». Inizia così la lettera aperta a tutti i cittadini di Fertilia da parte di Fausto Ballerini, Alessandro Balzani (neo-presidente) Antonio Bitti, Gianni Contu e Paolo Nurra, dove annunciano le dimissioni dal Comitato, dopo una
guerra che durava da qualche settimana, dal giorno dell'elezione del presidente.
«Di fatto un comitato non ha né soldi da spendere né beni da amministrare e il nostro non ha nemmeno una sede. Ma può fare una cosa, la più importante, una cosa che ha una forza inaudita e non costa niente, unire le persone con la forza delle idee e delle proposte, perché non è vero che le cose non possono cambiare. Solo una borgata unita - sottolineano gli oramai ex-consiglieri - può sperare di cambiare qualcosa, di dare la sveglia a chi ci amministra, di essere presa in considerazione a prescindere dal Presidente o dal Segretario. E invece niente di tutto questo, abbiamo iniziato nel peggiore dei modi, con alcuni ad accusare e altri a difendere, portando gli abitanti a schierarsi da una parte o dall’altra. Niente di più sbagliato».
«Da quando siamo stati eletti non abbiamo avuto la possibilità di discutere delle problematiche della borgata, si è parlato solo di affinità tra due di noi ed alimentato la polemica intorno, spesso condita
con una buona dose di bugie, di attacchi individuali e di paventati interessi personali. Noi - sottolineano Balzani, Contu, Ballerini, Bitti e Nurra - volevamo parlare di nettezza urbana e del sistema di raccolta, della sporcizia che invade strade e marciapiedi, di scarafaggi, di strade asfaltate con la tecnica del patchwork (a toppe), di trasporto pubblico e di biglietti che a Fertilia non si trovano, di toponomastica assente, di verde pubblico, di cinghiali, di buche nelle strade, di ringhiere arrugginite e di manutenzioni varie. Volevamo parlare di terreni per le cooperative promessi e mai concessi, del PUC e del problema della casa, della vocazione turistica dell’Arenosu e dei vincoli assurdi che ne ingessano lo sviluppo, del piano d’azione e dei soldi spariti, del degrado che attanaglia i beni pubblici».
«Avevamo l’ambizione di parlare di emergenze sociali e di servizi sociali, di persone in difficoltà… Volevamo parlare della questione dei nomadi, di integrazione, di tutela di donne e bambini, di condizioni di vita accettabili in un paese civile. Volevamo parlare di queste cose, di cose concrete. E invece di che cosa abbiamo parlato in questo mese trascorso dalle elezioni? Di parenti e affini, ma non di quelli che ci sono sempre stati nei vari comitati, a partire dal primo (con due fratelli), fino all’ultimo (con due cognati) passando per tutti gli altri…si è parlato solo di quelli di oggi con il solo obiettivo di indebolire noi che dall’elezioni abbiamo ricevuto un mandato chiaro e preciso, incarnando aspettative e speranze».
«È mancata l’unità, l’unica vera arma a disposizione del Comitato, l’unica possibilità di essere ascoltati, l’unica ragione di esistere e di stare insieme in un Comitato. È per questo motivo - concludono gli ex-consiglieri - che rassegniamo le dimissioni, per attenuare le inutili
polemiche e permettere ad altri di fare ciò in cui noi non siamo riusciti. Lo facciamo con dispiacere ma consapevoli che è l’unico modo per mettere a tacere i disfattisti che anche questa volta hanno raggiunto l’obbiettivo, impedire la nascita di qualsiasi iniziativa. Ci congediamo ringraziando tutti coloro che sono andati a votare (mai così numerosi) e che hanno dimostrato la loro fiducia nei nostri confronti sperando nel cambiamento».