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Red 18 agosto 2010
Addio al Sardo d´Italia: Francesco Cossiga
La bara di Cossiga sarà avvolta dal Tricolore e dalla bandiera Sarda raffigurante i 4 mori. Ecco il testo delle lettere ai presidenti di Camera e Senato
Addio al Sardo d´Italia: Francesco Cossiga

ROMA - Il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga non ce l'ha fatta. E' morto pochi minuti dopo le 13 di martedì al Policlinico Gemelli di Roma dove era ricoverato dal 9 agosto per una insufficienza cardio-respiratoria. Nel reparto di Rianimazione del policlinico romano, ad accompagnare le ultime ore di agonia, sono stati i figli Giuseppe e Anna Maria, i parenti, gli amici più intimi e gli uomini della scorta, che il presidente chiamava i suoi "angeli custodi". La famiglia è adesso stretta nel suo dolore per la morte del loro caro. Il primario Massimo Antonelli, insieme alla sua equipe medica, ha seguito l'ex capo di Stato da lunedì scorso quando Cossiga era stato ricoverato.

La camera ardente che ospiterà la salma del presidente emerito della Repubblica è ospitata nella chiesa centrale del Policlinico Gemelli, in largo Francesco Vito 1. Sarà aperta al pubblico oggi (mercoledì), dalle 10 alle 18. Prese tutte le misure organizzative per regolare l'afflusso delle autorità e dei cittadini che vorranno porgere l'ultimo saluto. E a rendere omaggio a Cossiga saranno in molti. Sono previsti tra gli altri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi, i presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani, il sottosegretaio alla presidenza Gianni Letta. Atteso anche il segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone.

Cossiga nella lettera a Fini: «Grazie ai parlamentari che mi hanno approvato o criticato». Signor Presidente nel momento in cui nella fede cristiana lascio questa vita, il mio pensiero va alla Camera dei deputati, nella quale, per voto del popolo sardo, entrai nel 1958 e fui confermato fino al 1983, anno in cui fui eletto senatore. Fu per me un grandissimo e distinto privilegio far parte del Parlamento nazionale e servire in esso il Popolo, sovrano della nostra Repubblica. Professo la mia fede repubblicana e democratica, da liberaldemocratico, cristianodemocratico, autonomista-riformista per uno Stato costituzionale e di diritto. Professo la mia fede nel Parlamento espressione rappresentativa della sovranità popolare, che è la volontà dei cittadini che nessun limite ha se non nella legge naturale, nei principi democratici, nella tutela delle minoranze religiose, nazionali, linguistiche e politiche. Ringrazio i parlamentari tutti per il concorso che in tutti questi anni hanno dato con l'adesione o con l'opposizione, con l'approvazione o con la critica alla mia opera di politica. A tutti i deputati e a Lei, Signor Presidente, l'augurio di un impegnato lavoro al servizio della libertà, della pace, del progresso del popolo italiano. Dio protegga l'Italia. Con cordiale amicizia, Francesco Cossiga.

Cossiga nella lettera a Schifani: «E' stato un onore servire l'Italia, che Iddio la protegga». Onorevole Presidente del Senato della Repubblica nel momento in cui il giudizio sulla mia vita è misurato da Dio Onnipotente sulle verità in cui ho creduto e che ho testimoniato e sulla giustizia e carità che ho praticato, professo la mia Fede Religiosa nella Santa Chiesa Cattolica e confermo la mia fede civile nella Repubblica, comunità di liberi ed uguali e nella Nazione italiana che in essa ha realizzato la sua libertà e la sua unità. "Fu per me un onore grande servire la Repubblica, a cui sempre sono stato fedele; e sempre tenni per fermo onorare la Nazione ed amare la Patria. Fu per me un privilegio altissimo: rappresentare il Popolo Sovrano nella Camera dei Deputati prima, del Senato della Repubblica quale Senatore elettivo, Senatore di diritto e a vita e Presidente di esso; e privilegio altissimo fu altresì servire lo Stato nel Governo della Repubblica quale membro di esso e poi Presidente del Consiglio dei Ministri ed infine nell'ufficio di Presidente della Repubblica. Nel mio testamento, ho disposto che le mie esequie abbiano carattere del tutto privato, con esclusione di ogni pubblica onoranza e senza la partecipazione di alcuna autorità. Per quanto attiene le onoranze che i costumi e gli usi riservano di solito ai membri ed ex-Presidenti del Senato, agli ex-Presidenti del Consiglio dei Ministri ed agli ex-Presidenti della Repubblica, qualora Ella ed il Governo della Repubblica decidessero di darne luogo, è mia preghiera che ciò avvenga dopo le mie esequie, con le modalità, nei luoghi e nei tempi ritenuti opportuni. Voglia porgere ai valorosi ed illustri Senatori il mio ultimo saluto ed il mio augurio più fervido di ben servire la Nazione e di ben governare la Repubblica al servizio del Popolo, unico sovrano del nostro Stato democratico. Che Iddio protegga l'Italia! Francesco Cossiga.



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