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Marco Vuchich 19 dicembre 2004
La Moratti ai Presidi, “lasciate il presepe nelle scuole”
Quella del Ministro dell’Istruzione è l’ennesima raccomandazione a non distaccarsi dalle sane tradizioni occidentali. Prima di lei il Papa: “E’ il segno della fede in Dio”
La Moratti ai Presidi, “lasciate il presepe nelle scuole”

ROMA - Natale, tempo di doni ma soprattutto di forti valori tradizionali, ideali questi che rafforzano e caratterizzano le radici della nostra cultura, cristiana, occidentale, cattolica. Partendo dal presupposto che “il Presepe è nostro e guai a chi ce lo tocca”, scende in campo anche la “devota” ministra della Repubblica, Letizia Brichetto Moratti che, con una circolare dello scorso 15 dicembre, ha pensato bene di catechizzare benevolmente i dirigenti scolastici con poche ma toccanti righe sul significato intrinseco del Natale.
«Ho riflettuto molto prima di scrivervi questa lettera – scrive la Moratti - ed ho pensato di portarvi le mie riflessioni sull´importanza delle tradizioni, dell´identità culturale. Sono certa che queste considerazioni sono valide, perché senza rispettare la nostra storia, le nostre radici, non possiamo pensare di capire e rispettare i valori di chi ha storia e cultura differenti dalle nostre».
Brava ministra, parole saggie che si affiancano a quelle che, solo alcuni giorni prima, ha profuso il Santo Padre durante la benedizione dei “bambinelli” in Piazza San Pietro. Ma c’è un passaggio della circolare ministeriale che fa sorgere qualche dubbio, o almeno lascia pensare (categoria della mente che in Italia si tende a snobbare in favore di altre attività meglio retribuite).
«C’è qualcosa di più profondo – incalza la Letizia nazionale - che rende sacra la ricorrenza del Natale, della Natività ed è l´amore che Gesù ci ha testimoniato con la sua esistenza, con la sua vita, con la sua morte. Ed è di amore che ha bisogno la nostra società, dilaniata da guerre, violenze, discriminazioni».
Qualche insegnante si è appuntato le ultime righe della toccante missiva e vorrebbe commentare, a caldo, il significato della parola discriminazione, magari spiegando, sempre con l’umiltà di chi si contrappone al potere costituito, che discriminare vuol dire dividere, fare delle differenze, delle distinzioni. E cosa divide maggiormente le culture se non la rappresentazione simbolica delle proprie credenze religiose? E il compito della scuola dello Stato non è forse quello di essere, per definizione, la Scuola di tutti?
Pensa davvero, la signora Moratti, che Gesù avrebbe testimoniato il suo amore per l’umanità consigliando di “non togliere il presepe dalla vita dei nostri studenti”?
Sul fatto che la nostra società, dilaniata da guerre e violenza, abbia bisogno di amore sarebbe forse il caso di ricordare che i principali conflitti in atto li abbiamo “esportati” noi occidentali nel resto del pianeta, così come le tonnellate di armi che “vendiamo” ai governi di mezzo mondo per il nostro profitto economico e le implicazioni geo-politiche che ne derivano.
Povero Gesù Bambino. Se potesse muoversi dalla vetusta mangiatoia di plastica, scadente e per giunta “made in China”, si andrebbe a nascondere nel punto più buio della grotta, instaurando un vertenza sindacale ad oltranza sulla propria presenza all’interno della “Sacra Rappresentazione”. E visti i tempi che corrono, difficilmente ne verrebbe fuori!
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