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Fabio Fogu 12 dicembre 2004
Il libro sopravvive a Internet
Docenti e giornalisti a confronto, nei locali dell’ex Caval Marì ad Alghero, sul futuro dell’editoria nell’era della comunicazione veloce. L’incontro è stato organizzato da Panoramika, piccola casa editrice locale
Il libro sopravvive a Internet

ALGHERO - «Il libro? È uno strumento unico e insostituibile anche nell’era di Internet». Una convinzione comune, quella che i relatori della tavola rotonda “Comunicazione: l’editoria nell’era della velocità” hanno espresso, nei locali dell’ex Caval Marì, in occasione della tre giorni dedicata alle celebrazioni per la nascita della casa editrice Panoramika. «Una vivacità insospettabile per i centri minori come Alghero». Pasquale Chessa, vice direttore di Panorama, è sicuro che sia questa la strada da intraprendere «soffermarsi sul punto di vista locale facendo leva soprattutto su immaginazione e retroterra culturale». Ne è un esempio la nuova casa editrice, ne è invece una conferma il successo di www.alguer.it, il portale d’informazione cittadino di cui Pasquale Chessa è direttore responsabile. «Pochi strumenti e buoni risultati. Il cittadino trova sul sito ciò che cerca e può avere un controllo immediato rispetto agli avvenimenti del territorio». Un successo dimostrato dai contatti, conferma Chessa, «superiori addirittura a quelli del sito della mondadori». Due esempi di contatto con la realtà locale (panoramika e alguer.it) che, per la loro specificità, hanno però necessità di collaborare e interagire. Se infatti la nuova frontiera della comunicazione via internet offre una nuova struttura informativa, non riesce comunque a sostituire l’informazione tradizionale legata ai libri. «Un e-book non potrà mai far parte delle nostre biblioteche» conferma Chessa «manca di tangibilità e concretezza». Un concetto ripreso e ribadito da Fabio Di Pietro docente di analisi del testo all’università di Sassari: «Il libro ha la sua specificità nel creare emozioni e un immaginario che lo schermo di un computer non potrà mai regalare». Eppure, ha ricordato Di Pietro «il problema non è il contrasto tra i diversi mezzi quanto invece individuare la specificità di ognuno e l’utilizzo che esso permette». Un concetto già anticipato da Mc Luhan nel suo luogo comune «il nuovo medium non lascia il vecchio mai in pace» ha sottolineato il docente. E se l’era della velocità sembra non dover incidere sulla sopravvivenza del libro perché allora non credere ancora in un’attività editoriale basata proprio sul testo scritto? Antonio Arca docente di letteratura per l’infanzia è convinto che sia ancora produttivo «non certo dal punto di vista economico, ma almeno per seguire la passione di chi vive per scrivere». Un incoraggiamento per i giovani editori locali «che devono parlare della propria gente, unico traguardo per chi non può competere con i colossi dell’editoria». Una competizione improbabile nell’era «della spettacolarizzazione, ormai necessaria a far passare il messaggio, e della comunicazione intesa come semplice trasmissione di notizie». Due elementi che insieme al consumo «inteso come mezzo e non come fine» rappresentano per Sergio Soggiu, docente di filosofia, un filo rosso che lega la comunicazione veloce all’indifferenza, al «non senso di procedimenti che prescindono dalla riflessione e dall’attenzione». L’antidoto? È sempre lui: il libro. «Induce a una sosta e richiede concentrazione». Ma la cosa più importante ha concluso Soggiu «pone degli interrogativi. Insegna Kafka».



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