Red
3 novembre 2009
Neria De Giovanni ricorda Alda Merini
Sono numerosi i cittadini milanesi accorsi alla camera ardente di Alda Merini per dare un ultimo saluto alla potessa. Di seguito il ricordo commosso di Neria De Giovanni
ALGHERO - Sono numerosi i cittadini milanesi accorsi alla camera ardente di Alda Merini per dare un ultimo saluto alla potessa. Molti hanno portato un fiore, praticamente tutti si sono fermati per lasciarle quello che forse aveva amato di più: parole, scritte fitte nei registri destinati alle firme dei visitatori che in breve si sono riempiti di pensieri. Ad aprire la camera ardente, allestita nella sede del Comune di Milano, è stata questa mattina Letizia Moratti, sindaco della città, che ha voluto donarle la sala d'onore in nome dell'amore reciproco che legava la Merini a Milano e viceversa. Di seguito il ricordo commosso di Neria De Giovanni.
Ho conosciuto la poeta Alda Merini alla fine degli anni ‘90 a Gela in Sicilia, durante il Premio Sileno d’Oro della cui Giuria facevo parte. Era pieno luglio, un caldo “africano” anzi “siciliano” e la Merini si presentò con un cappotto pesante e un paio di stivali con la pelliccia. Era particolare anche nell’abbigliamento, ma troppo spesso il suo essere “diversa” per le note vicissitudini personali, ha sviato il pubblico dalla conoscenza diretta della sua opera. Nel mio ultimo libro pubblicato con la LEV, Edizioni del Vaticano “Maria nella letteratura d’italia” e nel libro che uscirà nel 2010 sempre con la LEV su Cristo nella letteratura, ho antologizzato con molto piacere alcuni testi di Alda Merini tratti dalle sue ultime sillogi “Magnificat” e “Padre mio” raccolta dedicata alla crocifissione. Infatti Alda Merini una delle voci più alte della poesia italiana degli ultimi tempi, ha sempre cantato l’amore e l’attaccamento alla vita; dalla passione terrena per l’amante - famossisime le sue poesie per Titano - all’amore verso la Madonna e Gesù che, come nella migliore tradizione delle mistica occidentale, è un sentimento forte che parla “alla carne”. Alda Merini ha anche un altro grande merito quello di aver fatto avvicinare molti giovani alla poesia grazie al suo linguaggio che pur ricco di figure rettoriche e limato dal punto di vista linguistico, ha catturato l’interesse e la sensibilità dei lettori perché arrivava al nocciolo profondo dell’esistenza dentro ognuno di noi. La Merini aveva preso l’abitudine di dettare le sue poesie al telefono, tanto il linguaggio della lirica le era connaturato. Prima che la legge Bacchelli la preservasse da una indigenza insopportabile, gli amici si incaricarono per molto tempo di pagarle bollette telefoniche stratosferiche. Sicuramente il fumo e l’odore della sigaretta, perennemente accesa tra le sue dita, rimarrà per molto tempo ancora tra le pareti della sua casa sul Naviglio a Milano.
Nella foto: Alda Merini e Neria De Giovanni
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