Grandi numeri che si aggiungono ai 35 sigilli nell'operazione della Forestale nell'agro di Alghero. E´ una storia vecchia di anni, la deregulation è totale
ALGHERO - 60 unità del Corpo Forestale, coordinate dal responsabile del settore Vigilanza dell´Ispettorato di Sassari, intervenute nell'agro di Alghero, in località Matteatu (riconducibile a Monte Ricciu): 35 lotti sequestrati e sigillati, 89 avvisi di garanzia e 213 le procedure di sequetri preventivi. Sono i numeri del blitz, che riprende alcuni filoni d'indagine aperti da diversi anni, per abusivismo edilizio. Saranno poi i Giudici a emettere l'ultima parola e gli avvocati a far luce sugli eventi che hanno portato alla costruzione di una miriade di case in zona agricola.
Quello che resta è l'assoluta disinvoltura con cui si è potuti arrivare alle concessioni, tutte in zone E (uso agricolo). Secondo la legge vigente le “zone E” non dovrebbero essere trasformate in zone residenziali ma utilizzate per l'agricoltura come si dovrebbe evincere dalle relazioni agronomiche. Eppure basta guardare molti lotti per rendersi conto che di coltura o allevamento, non c'è nemmeno l'ombra.
Dal 2006 a Monte Ricciu si parlava apertamente di "
Alghero 2", con la Procura della Repubblica che aveva messo gli occhi sulle numerose concessioni rilasciate in fazzoletti di terra. La bufera, presto, fece esplodere un vero e proprio terremoto politico, con undici gruppi consiliari che arrivarono fino alla
richiesta immediata di dimissioni da parte dell'allora sindaco Tedde.
Dimissioni respinte, con lo stesso primo cittadino che dava apertamente
fiducia alla sua squadra e all’operato della giunta, dei dirigenti e dei membri della commissione edilizia. Secondo Tedde, infatti, la sinistra algherese tirava in ballo imprudentemente e strumentalmente l'amministrazione, a soli fini elettorali (all'orizzonte vi erano le elezioni). «Anche se dovesse esserne provata la valenza penale, essi non hanno e non avrebbero potuto avere alcun ruolo», dichiarava Tedde.
Nuovo colpo di scena nel
2007. L’edificazione selvaggia effettuata negli ultimi anni convince il sostituto procuratore Stefano Fiori a firmare una cinquantina di avvisi di garanzia. Ma la storia continua, e si continua anche a costruire, fino ai giorni nostri, quasi incuranti di tutto ciò che comporta la nascita di nuovi "quartieri agricoli", non serviti dalle infrastrutture.
L’agro di Alghero è ormai un grande quartiere popolare, con case di ogni tipologia architettonica e volumetrica, ville e “condomini”. Basta fare un giro in tante località adiacenti alla città - Sa Londra, Monte Ricciu, Carrabuffas, La Scaletta, Monte Calvia e perfino Vessus, Valverde e la piana della Nurra – per rendersi conto come spesso le costruzioni nate negli anni, non rispecchino le prescrizioni di legge per l’edificazione nell’agro. “Case appoggio”, nate per supporto alle attività agricole, in appezzamenti perfino privi di qualsiasi coltura in atto. Concessioni per 60-80 metri quadri, artatamente raddoppiati con piani interrati e verande coperte, nella realtà.
E sempre alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti. Come fosse abitudine consolidata. Scarsi se non inesistenti i controlli, e sempre colpevolmente successivi alla realizzazione delle opere. Grandi terreni dalle potenzialità agricole elevate, lottizzati in minime frazioni per essere venduti con tanto di progetto edilizio approvato. E allora, almeno sulla carta, non chiamatele “case appoggio” o “depositi attrezzi”. Perchè se si escludono poche strutture realmente nate ed utilizzate come supporto alle attività agricole, il resto sono ville, villette, residenze ed in alcuni casi, veri e propri palazzi. Tutti senza fognature.