Luigi Coppola
21 giugno 2004
Dieci ma non li dimostra
Consegnati i premi “Alghero Donna” nel decennale della manifestazione
Galà Miramare presso l’omonimo cinema cittadino. Nel decimo anniversario del premio nazionale di letteratura e giornalismo femminile, la sala cinematografica ospita la kermesse sostituendo il salotto buono algherese, il Teatro Civico, sottoposto a necessario maquillage. Proprio nell’ultima edizione, lo scorso ventotto giugno 2003, il sindaco Tedde, aveva assicurato il sempre affezionato pubblico accorso, sull’ultima sauna nel parterre privo di refrigerazione. Promessa in parte mantenuta: il clima è fresco, il proscenio un po’ diverso. Sarà per il prossimo anno, magari nel nuovo teatro, insieme al primo cittadino, illustre assente per altri impegni istituzionali. Sono gli ospiti, le protagoniste premiate dalla qualificata giuria, a riportare una serata cult, nella tipica continuità della tradizione del Premio. Elogio dell’ego catalano nel canto epistolare di Paolo Dessì. Accompagnato al piano ed alla viola dai fratelli Dore, rievoca le corrispondenze politiche di un dissidente spagnolo anti franchista degli anni sessanta, ammaliato dall’atmosfera familiare respirata nel suo esilio algherese.
Neria De Giovanni decana promotrice dell’evento culturale, ne ricorda lo stacco della prima stella che posiziona l’Alghero Donna, terzo sul podio nazionale della letteratura femminile, dopo il “Premio Rapallo”, giunto quest’anno al suo ventennale ed il “Città di Roma” che d’anni ne compie quindici. Un impegno, avviato nella riviera del corallo sin dal 1995, sostenuto con passionali sforzi, ripagati da un forte ritorno d’immagine per la città, che son valsi fra gli altri, i patrocini della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea e l’Ufficio per l’Italia del Parlamento Europeo. Proprio i temi dell’Europa Unita sono visibile corollario alla serata, sia nei gadget distribuiti in platea, celebrativi l’allargamento nell’Unione, sia nella coincidente definizione della neo nata Costituzione, annunciata nelle stesse ore.
Sono due le sezioni speciali, dedicate quest’anno ad altrettante autrici d’opere che le hanno distinte nella realizzazione artistica di un messaggio al femminile. Prima targa speciale per una poetessa dell’est europeo, traduttrice di un altro sommo poeta contemporaneo.E’ Grazyna Miller letterata polacca, insignita dalla giuria, di competenza linguistica e poetica, oltre la sensibilità spirituale, che ha indotto gli editori alla sua scelta, nella traduzione del “Trittico Romano”, le poesie di Papa Woityla edite dalle Edizioni Librerie Vaticane e da Bompiani.
Gianni Filippini direttore editoriale dell’Unione Sarda, consegna il premio speciale “Opera Prima” a Serena Schiffini giovane giornalista cagliaritana, autrice del suo primo libro “L’età facile” edizioni Excogita. I premi in concorso, sono introdotti da una drammaturgia etnica di vibrante atmosfera. Nerina Nieddu e Genesio Pistidda inscenano “La follia del fuoco”, disperato atto logudorese esternante il tragico oblio di una donna che perde il compagno, avviluppato dalle fiamme di un incendio. Maria Rosa Cutrufelli e Nada Malanima, si aggiudicano alla palma vincente, rispettivamente nella sezione prosa, con “La donna che visse per un sogno” (Frassinelli) e per la sezione poesia, “Le mie madri” (Fazi). Romanzo storico permeato dalle vicissitudini, d’Olimpia, eroina francese che pagò con la vita, la sua sfrontata opposizione e Robesbierre il primo testo, finalista al prossimo premio Strega. Simbiosi di liriche, rime giaculatorie che sfociano quasi naturalmente nella stesura delle canzoni, costituenti i “Reading” dell’ultimo disco di Nada, la raccolta poetica di quest’ultima, fortemente segnata nel rapporto materno.
Felice epilogo, la sezione giornalismo, vinta quest’anno da Cesara Buonamici, caporedattore al coordinamento del TG5 Mediaset. A. Matarrese (Espresso), legge la motivazione, elencandone i tratti salienti del prestigioso curriculae, evidenziandone ”...il grande apprezzamento per il senso della misura e l’equlibrio, la chiarezza del linguaggio, la forte comunicativa che emergono da tutti i suoi interventi...”. Un encomio a parte, la personale predilezione per la coltivazione biologica e la tutela delle tradizioni contadine, immuni da trattamenti chimici e o.g.m. Nell’intervista che segue, Cesara è augusta nella semplicità di una comunicazione immediata per tutti, oltre l’elegante aplomb nell’unirsi ad autrici di varia fama, schivando quasi, un più che meritato accostamento umanistico. Indossando subito il premio, un cammeo simbolo araldico in oro e corallo, della regia città catalana, evoca i primi passi di una carriera pionieristica iniziata negli anni ottanta, con l’avvento della TV libera privata. Simpatici o commoventi aneddoti, che hanno tracciato una luminosa via sul percorso del giornalismo internazionale. Vorremmo concludere questa serata con il suo linguaggio. Semplice ma non povero: che si faccia capire. Un approccio alla notizia, dando le cose per ciò che è senza creare allarmi o creare distinzioni sul merito se uomo o donna. Un invito finale a riscoprire, la campagna, la difesa dell’ambiente, il paesaggio. Cose belle, espresse da belle donne.
Questo il decennale d’Alghero Donna. Così è se vi pare.
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