«E´ sempre più diffusa l´idea che la Sardegna possa crescere in ricchezza e in civiltà se si rispetta, si conserva, si rigenera e si rinaturalizza l´ambiente»
CAGLIARI - Il fallimento dei
referendum del 5 ottobre, ed in particolare quello contro la così detta legge "salvacoste", dimostra che i sardi non credono più ad un modello di sviluppo fondato sull'indiscriminato e intensivo consumo dell'ambiente, alla economia della cementificazione. E' il commento del capogruppo Prc in consiglio regionale Luciano Uras.
«Anzi - sottolinea Uras - è sempre più diffusa l'idea che la Sardegna possa crescere in ricchezza e in civiltà se si rispetta, si conserva, si rigenera e si rinaturalizza l'ambiente in cui viviamo. La destra degli immobiliaristi ad ogni costo e dei prenditori della speculazione edilizia è stata sconfitta, in modo decisivo».
In ogni caso l'opposizione di centro destra ne esce tramortita, con una chiara bocciatura politica - continua - i referendum sono passati, portandosi dietro 9 milioni di euro. Adesso dobbiamo una risposta alla nostra comunità, con tutta la necessaria capacità di elaborazione: Verso un nuovo piano "per la rinascita della Sardegna" che disegni, con il concorso economico – finanziario e normativo dello Stato lo sviluppo della nostra regione.
«L'acqua è bene comune essenziale la cui disponibilità deve essere garantita a tutti, pertanto non può essere privatizzata, ed è dovere delle istituzioni democratiche assicurarne l'accesso essenziale gratuito e trattare i consumi con tariffe sociali parametrate sulla base del reddito. Non sono peraltro più tollerabili - conclude Uras - le inefficienze gestionali di Abbanoa e gli incredibili costi per pagare manager o organismi politici per il governo dell'acqua».
Nella foto il capogruppo Prc in consiglio regionale Luciano Uras