Dopo la pesante debacle referendaria parte la caccia al candidato alla Presidenza della Regione. Calano le quotazioni di Mauro Pili. In corsa il sindaco di Cagliari Floris, Settimo Nizzi, Beppe Pisanu, Cicu e Tedde. Nel Partito Democratico parole distensive
ALGHERO - Centrodestra sardo tramortito: il test fortemente voluto dai pricipali leader politici del polo anti-Soru è
affondato sotto una montagna di non-voti, nonostante la sovraesposizione mediatica che ha conferito al test elettorale un valore puramente politico, in vista delle regionali del 2009. Parte così la caccia al candidato alla Presidenza della Regione. Calano le quotazioni di Mauro Pili. In corsa rimangono il sindaco di Cagliari Floris, Settimo Nizzi, Beppe Pisanu (che si dichiara indisponibile), Cicu e l'algherese Tedde.
Nelle parole dei promotori della tornata referendaria, si doveva "scalzare" Soru da Cagliari e inviargli una lettera di "sfratto". Anche ad Alghero le parole utilizzate nelle sale del Consiglio non lasciavano spazio a tentennamenti: «blocco indiscriminato dell'intera Sardegna, blocco totale di ogni iniziativa turistica, aumento della disoccupazione, svilimento del ruolo dei comuni, negazione dei diritti dei cittadini»
E alla fine le urla di pseudo-disastri e rovine paventate dal Pdl al completo, hanno giovato al governatore Renato Soru, che più di tutti ha attuato una rigorosa politica ambientale, programmando e pianificando a dispetto di quanto non fatto dalle precedenti Giunte regionali. In questi giorni il Governatore non era entrato nella polemica e si era limitato a osservare l´inutilità dei referendum, stigmatizzando lo spreco di risorse. E anche su questo le cifre gli hanno dato ragione.
Secondo il presidente dei deputati del Partito Democratico Antonello Soro, il voto di domenica ha un inequivocabile significato: consenso alla politica di tutela del territorio e del patrimonio ambientale dell’Isola e, insieme, esplicita riconferma di fiducia nei confronti del governo regionale.
Per Francesca Barracciu, segretaria regionale del Pd, la consultazione definita "referendum-truffa" è stato un clamoroso buco nell'acqua per i promotori, nonostante la massiccia campagna referendaria e le ingenti risorse investite e «una sonora sconfitta politica per il centrodestra sardo e per il suo tutore Silvio Berlusconi». Secondo Barracciu, l'esito del voto «rappresenta, invece, una conferma della politica riformatrice di Renato Soru e del centrosinistra».
«Stavolta il pifferaio magico Berlusconi non ha incantato gli elettori sardi», ha invece dichiarato il consigliere regionale del Pd Chicco Porcu. «I sardi hanno riconosciuto l'inutilita' e l'inganno contenuto nei quesiti proposti, lasciando soli i promotori del referendum».
Nella foto: il consigliere regionale del Pd Chicco Porcu