O.Z.
9 aprile 2025
Sulla Fondazione vento, nubi e pioggia battente
Ecco l’ultima trovata: un avviso pubblico ancora non pubblico ma già stranamente noto, per assumere — udite udite — una figura che organizzi eventi. Il presidente Pentastellato porta Alghero sempre più avanti, un tragicomico monologo di potere

La primavera è arrivata ovunque, tranne al Quarter, quartier generale della Fondazione Alghero, dove imperversa un inverno siberiano — non tanto meteorologico, quanto istituzionale. Vento, pioggia, gelo e una nebbia che più che atmosferica è mentale. E nell’occhio di questo ciclone, manco a dirlo, il presidente Graziano Porcu e il suo Consiglio d’Amministrazione, ormai ridotto a comitato d’applauso con la tosse. I segnali della tempesta, del resto, c’erano tutti: bastava avere occhi per vederli e coraggio per dirli. Il primo, clamoroso: Porcu, che pur di mettere le mani sul timone della Fondazione, si dimette da consigliere comunale — gesto che in altri tempi avremmo chiamato “sacrificio”, oggi somiglia più a un salto sul carrozzone. Subito dopo, il cambio di tono: “La Fondazione è mia”, e guai a chi la tocca. Non proprio un debutto all’insegna della collegialità, ma tant’è.
Poi l’elmetto. Sì, quello metaforico, anche se pare lo indossi pure in riunione: risposte bellicose a ogni rilievo, anche il più timido. A chi osa dissentire, Porcu risponde con la baionetta. Altro segnale. Segue l’operazione chirurgica di rimozione della memoria storica: il passato va tagliato, anzi amputato, tranne quello che fa comodo (l’ex presidente, ad esempio, pare ancora in buoni rapporti). Nel frattempo, il personale interno viene ridotto a esecutori silenziosi, privati anche del diritto alla perplessità. E le decisioni? Solitarie, of course. Dalla notte di Capodanno alla gita di Pasquetta, le scelte arrivano già confezionate, spesso direttamente dalla stampa, e non solo per il pubblico: anche molti consiglieri di maggioranza apprendono le novità dal giornale, come normali cittadini. Anzi, come cittadini non particolarmente ben informati.
Ma il capolavoro, il colpo di genio, l’atto fondativo di questa nuova era è la famigerata “relazione strategica”. Il titolo è solenne, il contenuto — dicono — degno di un laboratorio di comunicazione creativa. Dentro ci trovi di tutto: triennalità, fundraising, triathlon (!), sport come “strumento” (di cosa, non è dato sapere), un pizzico di marketing territoriale, uno spruzzo di ignoranza statutaria e una spruzzata abbondante di incarichi esterni. Insomma, tutto il necessario per trasformare una fondazione culturale in una centrale di consulenze. E da dove spunta fuori questa geniale “relazione strategica”? Pare — ma pare con insistenza — sia stata redatta nella zona di Nuoro, con intestazioni che gridano “firma” anche a occhi distratti. Una coincidenza, certo. Come casuale dev’essere la frequente presenza nuorese del Presidentissimo, spesso in compagnia dell’Assessore-al-Tutto. E il triathlon? È il nuovo mantra: il motore dell’economia del nord Sardegna. C’è quasi da pensare che chi ha scritto la strategia abbia anche, guarda caso, esperienza nell’organizzazione di eventi sportivi. Ma qui siamo nel campo delle coincidenze, beninteso: roba da lasciar fare ai giornalisti, che in fondo un po’ di mestiere ce l’hanno.
Intanto, ecco l’ultima trovata: un avviso pubblico ancora non pubblico ma già stranamente noto, per assumere — udite udite — una figura che organizzi eventi. Gli stessi eventi che si sono sempre organizzati con personale interno, ma stavolta al costo modico di 170.000 euro per quattro anni. Tutto previsto nella strategia, s’intende. Ma chi sarà il fortunato? Un general manager, si sussurra. Uno che coniughi sport e cultura. Un fundraiser con i polpacci da triatleta. Magari anche uno che sappia scrivere relazioni strategiche. Bingo. L’avviso esplorativo è scritto con tale precisione che più che un avviso pare un curriculum. Di uno in particolare. Di quel profilo. E a quel punto si scatena la tempesta perfetta: il CdA si spacca, la maggioranza pure, Porcu minaccia le dimissioni — pare. L’opposizione tace, tranne l’eroico Cocco che solleva il coperchio del vaso di Pandora, dove dentro c’è di tutto, tranne la cultura.
Persino Forza Italia per ora tace, ammesso che il nuovo segretario non abbia ancora il cuore in Fondazione. E alla fine viene da pensare che Porcu e Delogu siano le due facce di una stessa medaglia: prima si criticava Delogu perché si pagava da solo; ora si critica Porcu perché vuole pagare qualcun altro, con i soldi di tutti. Il risultato, con sfaccettature decisamente differenti, rischia di diventare lo stesso: la Fondazione, da spazio di cultura, diventa palcoscenico per un tragicomico monologo di potere. La palla ora passa alla maggioranza — che più che coalizione è un mosaico montato al contrario. Ma attenzione: questa storia non è solo grottesca. Rischia di diventare penale. E quando il penale bussa, anche i più loquaci diventano monaci di clausura. La pagina finale, ancora da scrivere. Ma una cosa è certa: adesso che il gioco è scoperto, entreranno in scena i migliori ballerini della politica algherese. Con le scarpette nuove, pronte per la danza funebre. Del resto la settimana di passione si avvicina sempre di più.
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