Carlo Mannoni
5 aprile 2025
L'opinione di Carlo Mannoni
Il tempo di Milena e quello di Sara
Una volta (non era sempre così, ma così mi piace ricordare lo spirito di quei tempi, “l’esprit du temps” direbbero i francesi) il no di una ragazza, chiaro, deciso e inequivocabile, era un muro su cui il ragazzo pretendente andava psicologicamente ad infrangersi, o meglio su cui rimbalzava trovandosi catapultato all’indietro con le sue velleità, desideri, aspirazioni. Il no era “no”, perché poneva tra lui e lei una barriera non soltanto invalicabile ma addirittura inscalfibile, costituita dal corpo e dall’anima della ragazza, la sua identità e il suo essere, liberi di decidere del se e del come su una frequentazione, un’amicizia, un rapporto.
La prepotenza o l’inopportuna esistenza non erano neanche contemplate. Il “no” diventava norma morale a cui il ragazzo si atteneva. Dopo c’era solo il rispetto e la rassegnazione, e quest’ultima non veniva interpretata come sconfitta ma maturazione. Era il tempo in cui “le ferite d’amor non durano che soltanto una sera”, e se duravano di più non esplodevano certamente in reazioni fisiche incontrollate, ma restavano circoscritte all’arrovellamento interiore del corteggiatore non corrisposto. Nell’amore ricambiato, la gioia e l’appagamento sentimentale non scaturivano dal “sì” strappato con l’insistente, piagnucolosa o arrogate pedanteria, ma dal “sì” certamente richiesto ma liberamente e spontaneamente dato. Era il tempo in cui un ragazzo cantava: “Sono contento perché stasera me ne andrò al cinema con Milena, le scarpe nuove e lei con me, sarò felice più di un re”.
Oggi nell’ascoltare il dialogo telefonico tra la povera Sara Campanella e il suo carnefice, si rabbrividisce davanti al “no” netto ed educato, quasi delicato ma tremendamente deciso della ragazza.
Senti un brivido, fisico e psicologico assieme, e pensi che tutto finisca lì, come una volta accadeva. Non ci sono né “sé” e neanche “ma” o fraintendimenti; non ce ne sono perché nella sua gentilezza la ragazza è chiara e decisa, anche se rispettosa: “Ora te lo ridico. Se mi puoi lasciare in pace, cortesemente». La dolce voce di Sara, per chi è ignaro del concludersi della storia, ti rassicura che tutto finirà come allora, col giovane che si ferma davanti al muro del no perché ci saranno per lui altre occasioni nella vita. Come potrebbe essere altrimenti davanti a un “no” tanto deciso quanto cortese. Un’illusione, perché le ferite d’amore oggi neanche si curano più ma si vendicano con la violenza fisica più estrema inferta alla donna divenuta, se non posseduta, nemica. Oggi l’esprit du temps è radicalmente cambiato: il ragazzo che si accontenta di andare al cinema con Milena non esiste più da tempo ed è solo un caricaturale ricordo.
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